martedì 18 settembre 2007

ALZARE LO SGUARDO VERSO IL MISTERO

Un caro saluto a te che leggi quanto scrivo!

Il Vangelo di questa mattina (vedi Lc 7, 11-17), passa in una cittadina, Nain, dove il dolore pervade una donna vedova, incosolabile, che ha perso il proprio figlio.
Dietro questo episodio vi è un destino crudele, diremmo ancora oggi. Sì, perché anche ai nostri giorni dietro a certi fatti della vita, dietro "prima tocca a te e poi a me... visto che sono più grande", cerchiamo sempre di darci una ragione di questa situazione piena di interrogativi, dubbi e vari perché sulla vita. E' l'incontro di sempre, dove l'umano e il divino si incontrano.
Gesù in questa situazione è il segno tangibile, perché esprime tutta la sua umanità e divinità. L'elemento più toccante in questo brano è in quel dire: "Il Signore ne ebbe compassione e le disse: Non piangere". "E accostatosi toccò la bara". Senza neppure esserne richiesto, il Signore Gesù si lascia muovere da un sentimento umanissimo di compassione. E' il Figlio di Dio l'Altissimo che si fa così vicino al dolore umano da volere restituire il figlio a una madre affranta per aver perduto l'unico suo umano bene.
L'atmosfera che si crea attorno a questo evento è espressa da quel "glorificavano Dio dicendo: un grande profeta è sorto tra noi e Dio ha visitato il suo popolo". E' la stessa espressione che leggiamo nel libro dei Re, quando Elia risuscita il figlio di una vedova (vedi 1Re 17, 1-24). Sì, Gesù è come Elia, un grande profeta. Ma la sua Persona è anche il Signore. Ci inoltra nel Mistero di Dio-Amore, infinita tenerezza per l'uomo.
Forse un perché non riusciremo mai a capire scene di vita simile a quelle del vangelo che si ripetono nella nostra vita di tutti i giorni, ma la fede ci fa guardare oltre, ci fa alzare lo sguardo verso il Mistero di Dio, che in qualche maniera realizza il suo disegno di salvezza.
Oggi, nella propria preghiera, visualizziamo questa scena evangelica e lasciomoci toccare dalla compassione di Gesù: da quella tenerezza per i poveri e gli umili a cui, in qualche modo, anche noi apparteniamo.
Preghiamo così: Signore, oggi ti chiedo: di appartenere al mondo degli umili su cui tu ti chini con tenerezza preferenziale, e inoltre di essere anch'io propenso alla compassione per chi soffre: una compassione-tenerezza che mi spinga a consolare e ad aiutare.