domenica 23 settembre 2007

XXV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

Un caro saluto a te che leggi quanto scrivo!

La parola di questa domenica ci porta a guardare la nostra doppiezza di vita (vedi Lc 16, 1-13). Sì, il Vangelo mi porta a fare un bilancio della mia vita: perché, che ho fatto? Direbbe qualcuno.
Questa è la domenica che in pratica annuncia che non possiamo farla sempre franca, di sentirci protetti o fortunati. E' la domenica della resa dei conti. Di che cosa? Il Vangelo inizia mettendoci subito nella verità: “C'era un uomo ricco che aveva un amministratore. Già queste parole sono chiare e dicono che noi siamo semplici amministratori e non padroni della vita. In pratica siamo chiamati a rispettare un volere, quello di Dio in ogni stagione della vita: sia quando viviamo l'esperienza del dolore direttamente o indirettamente. La vita non è nostra come tanti affermano: non siamo nessuno per poter decidere di soffrire o peggio: di “staccare una spina” e neppure di dare la vita! Negare questo principio porta ciascuno di noi alla perversità, in ogni campo della vita. L’uomo che si ritiene padrone usa e abusa del prossimo e del creato prima o poi, da vivo o da morto dovrà rendere conto del bene della vita che ha ricevuto. San Giovanni della Croce diceva: alla sera della vita saremo giudicati sull'amore!
Penso che non c'è da stare tranquilli in quanto non siamo capaci di amare, forse ci viene più facile a zoppicare con tutti e due i piedi, almeno se non va bene uno può andare meglio l'altro. Il ragionamento è scaltro. Ma questa però è vita misera: pensare di poter servire due padroni.
L'amministratore della parabola evangelica, ci insegna, sì ad essere scaltri, ma puntando il tutto sulla misericordia, sulla solidarietà, sull'amore. Se si pensa di far guerra, non si avranno dei colpevoli ma della povera gente a pagarne le conseguenze. Se non useremo misericordia, se non ci apriremo alla solidarietà verso i poveri, finiremo tutti come quelli delle torri gemelle.
Qualcuno potrebbe dirmi, ma il denaro serve. Sì, non sto dicendo che non serve, ma solamente di farne giusto e sano uso. Il denaro non è Dio, ma la nostra mancanza di saggezza lo fa diventare un dio o mammona se preferite questo termine: un dio che ti porta per altre strade piene di diffamazioni e vendette, ma che non colmeranno mai la propria esistenza.
Cari amici, il senso della nostra vita, la ricerca della felicità si pone nell'orizzonte più vasto della relazione e della relazione gratuita. La felicità, più che un sentimento di serenità appagata, priva di ombre e di crisi, sia un modo di vivere che comporta una scelta di ascolto di Dio e dei fratelli, di solidarietà profonda con il genere umano, di fedeltà alla storia, e di impegno per la trasformazione del mondo.
Preghiamo così: Signore aiutaci ad esistere, cioé a cercare oltre, a vedere con occhi nuovi quanto ci circonda, affinché possiamo costruire un mondo dove giustizia e pace possano incontrarsi.
Buona Domenica nel Signore!