martedì 23 ottobre 2007

SIATE PRONTI!

Un caro saluto a te che leggi quanto scrivo!

Il Vangelo di quest'oggi (vedi Lc 12, 35-38) ci richiama alle realtà ultime (credo che prima che finisca il tempo liturgico, cioé il 25 novembre p.v., ne sentiremo ancora parlare). Domenica il Vangelo stesso ci richiamava a vivere la fede con coerenza. Gesù stesso si chiede se al suo ritorno troverà in noi la fede!
Stamattina abbiamo da rivedere la nostra fedeltà. Come ci prepariamo alla venuta del Signore? Il Vangelo parla di un'attesa attiva e non passiva. Non possiamo stare, nell'attesa che si faccia vedere, seduti sul divano davanti alla TV o leggendo un libro. Il servo fedele deve dare prova di aspettare il suo padrone anche nelle ore insolite, quando normalmente tutti dormono. Il sacrificio può apparire grande, ma la ricompensa sarà ancora più grande.
Anzi, forse è il caso di dirlo: la vita del cristiano è un'attesa del Signore che viene. Il credente è colui che sa aspettarlo e sta ad aspettarlo. Egli veglia nella notte del mondo per far risplendere con le sue opere la luce di Dio. La cintura ai fianchi è la tenuta di lavoro, di servizio e di viaggio prescritta per la cena pasquale (cfr. Es 12,11). L'evangelista Luca ci dice che non bisogna guardarlo in cielo, ma testimoniarlo sulla terra (cfr. At 1,11).
Per vivere questa attesa testimoniandolo, abbiamo bisogno di immergerci nel mistero pasquale attraverso l'Eucarestia: "Ecco, sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me" (Ap 3,20). Questa è la nostra beatitudine! Qui, la storia di Gesù si fa nostro presente e ci introduce nel nostro futuro, secondo le parole dell'Apostolo: "La nostra patria è nei cieli e di là aspettiamo come salvatore il Signore Gesù Cristo (Fil 3,20).
Preghiamo perché possiamo innamorarci di questa vita e far innamorare gli altri, non per un puro narcisismo, ma per prepararci meglio a vivere l'Eucarestia perenne che il Signore sta preparando per ciascuno di noi (vedi Is 25,6).