venerdì 30 novembre 2007

NELL'ATTESA DEL SUO RITORNO

Un caro saluto a te che leggi quanto scrivo!

Iniziamo un nuovo mese, un mese particolare perché ci fa sentire l'aria delle festività. In questo giorno ricordiamo un grande testimone della fede: il beato Carlo di Gesù (Charles de Foucauld).
Domenica inizieremo la prima domenica di Avvento e il versetto dell'Alleluia nell'Eucaristia odierna esprime l'atteggiamento che la Chiesa ci suggerisce oggi, ultimo giorno dell'anno liturgico: speranza e vigilanza: "Siate vigilanti, fissate la speranza in quella grazia che vi sarà data al ritorno del Signore Gesù Cristo".
Speranza, una parola che sentiamo spesso e che non vorremmo più ascoltare per varie motivi e soprattutto perchè colpiti da qualche sventura e allontanarci da Dio.
La domanda di fondo è. possiamo sperare? Possiamo sperare perché, come leggiamo nel libro di Daniele (vedi Dn 7,15-27), "il regno, il potere e la grandezza di tutti i regni saranno dati al popolo dei Santi dell'Altissimo". I santi, dice Daniele, saranno per un certo tempo dati nelle mani dei nemici, poi Dio li sottrarrà al loro potere ed essi riceveranno il regno. Ecco la nostra speranza. "Abbiate fiducia, io ho vinto il mondo". Gesù ha vinto e noi partecipiamo alla sua vittoria se rimaniamo uniti a lui, pregando e vigilando.
La tentazione che si insinua è quella di assuefarsi all'andazzo comune, lasciandosi andare "in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita", narcotici incapaci di tacitare l'intima inquietudine suscitata dall'inesorabile approssimarsi di "quel giorno". No, il cristiano non può vivere da "alienato". Gesù lo invita a "stare ben attento" a non cadere nei lacci di questa subdola istigazione (vedi Lc 21,34-36), ben nota anche ai nostri giorni. E, nella "notte" incombente, lo sollecita a "vigilare". Il verbo richiama la veglia di chi è intento a custodire i propri beni ed anche quell'attenzione amorosa a cogliere il più piccolo accenno che indichi l'approssimarsi di una persona o di un evento desiderato e atteso. Sì, "quel giorno" verrà comunque. Ogni istante ne reca l'annuncio, perché in ogni istante qualcosa di noi muore. È inutile esorcizzarlo, rimuovendolo dalla nostra coscienza e immergendoci negli "affanni della vita", come se questa non dovesse finire mai, come se la "notte" non dovesse sfociare nella luminosità del giorno. "State bene attenti", "vegliate", vivete il tempo che vi è dato come una "vigilia" di festa che non ha nulla di inoperoso, anzi, in cui fervono i preparativi per il grande giorno dell'incontro. Il senso della vigilia non ci distrarrà dagli impegni terreni, ma ne farà percepire tutta la provvisorietà, stimolandoci a non perdere mai di vista il giorno che non conosce tramonto.
L'ultimo giorno dell'anno liturgico ci mette in questa atmosfera di fiducia e di pace e possiamo con gioia benedire il Signore con le parole del salmo responsoriale: "Benedite, figli dell'uomo, il Signore. / Benedica Israele il Signore. / Benedite, sacerdoti del Signore, il Signore. / Benedite, o servi del Signore, il Signore. / Benedite, spiriti e anime dei giusti, il Signore. / Benedite, pii e umili di cuore, il Signore".