giovedì 29 novembre 2007

NELL'ATTESA PREGHIAMO PER L'UNITA'

Un caro saluto a te che leggi quanto scrivo!

Con questo post ricordiamo la celebrazione di un grande apostolo: Sant'Andrea.
Abbiamo appena iniziato la novena dell'Immacolata e la liturgia ci porta a ricordare le persone che hanno seguito Cristo fino al dono totale di sè. Celebrare questo evento è un aprire il nostro cuore a Dio, che continuamente ci chiama e con bontà e pazienza attende la nostra risposta, così come successe per Andrea (vedi Mt 4,18-22). La tradizione vuole che Andrea abbia concluso i suoi giorni evangelizzando le comunità dell'attuale Grecia che riconosce in lui il fondatore della Chiesa di Costantinopoli, come Pietro fu Vescovo di Roma. Roma e Costantinopoli, due esperienze di Chiesa drammaticamente separate dalle incomprensioni e dagli errori della storia: separata dalla chiesa cattolica romana da quasi mille anni, la chiesa ortodossa ha continuato il suo cammino fino a noi oggi, evangelizzando le immense pianure russe e i paesi dell'est. Che la volontà di riunificazione, così profondamente cercata dagli ultimi papi, venga fecondata dalla preghiera di Andrea apostolo. Che sia lui a spingere la barca della sua Chiesa verso il dialogo e l'unione nel rispetto delle diversità. In attesa del ritorno del Signore, la Chiesa torni ad essere una perché il mondo creda, prendendo a modello lo splendido affresco nel sottotetto della collegiata di sant'Orso, nella mia Chiesa di Aosta. Lì, pochi decenni prima dello scisma, un pittore raffigurò l'episodio evangelico della tempesta sul lago: Gesù dormiente, i discepoli spaventati, e a prua e a poppa, in piedi, Pietro e Andrea, a spingere la barca tra i marosi, insieme.
In questo giorno preghiamo così: Ti preghiamo o Signore, per la preghiera di Andrea apostolo, in comunione con le Chiese ortodosse nostre sorelle: donaci di ricucire le ferite provocate dalla storia, perché la Chiesa sia una e il mondo creda!
La Parola di Dio fa rivivere gli eventi dell'Incarnazione del Figlio di Dio: Gesù "venne ad abitare a Cafarnao, presso il mare", e così la profezia si adempì, essendo egli la "grande luce" levatasi su coloro che dimoravano in terra e ombra di morte. Coloro che, per primi, sentirono il suo invito: "Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino", furono i primi a vedere le tenebre allontanarsi. Ed è in questa luce, appena spuntata, che i primi discepoli si sentirono chiamare. Un po' di luce brillava già sul mondo, dal momento che costoro erano fratelli: consanguinei, fratelli nel lavoro e nel dividersi le responsabilità familiari. Il Vangelo ci narra come Andrea ha ascoltato la parola di Dio che gli era rivolta: ""Seguitemi, vi farò pescatori di uomini". Ed essi subito, lasciate le reti, lo seguirono". E questa adesione pronta che ha permesso agli Apostoli di diffondere la parola, la "buona notizia" della salvezza. La fede viene dall'ascolto e ciò che si ascolta è la parola di Cristo, che anche oggi la Chiesa diffonde fino alle estremità della terra. Siamo dunque sollecitati ad ascoltare la parola, ad accoglierla nel cuore. Essa è un rimedio salutare. E una parola esigente, ed è questo il motivo per cui facilmente vorremmo chiudere le orecchie a Dio che ci parla: capiamo che l'ascolto avrà delle conseguenze. Dobbiamo pensare che la parola di Dio è davvero un rimedio, che se qualche volta ci fa soffrire è per il nostro bene, per prepararci a ricevere i doni del Signore. Ma la parola non è solo un rimedio, è un cibo, il cibo indispensabile per l'anima. E detto nei profeti che Dio metterà nel mondo una fame, non fame di pane, ma di ascoltare la sua parola. E di questa fame che abbiamo bisogno, perché ci fa continuamente cercare e accogliere la parola di Dio, sapendo che essa ci deve nutrire per tutta la vita. Niente nella vita può avere consistenza, niente può veramente soddisfarci se non è nutrito, penetrato, illuminato, guidato dalla parola del Signore.
Domandiamo a sant'Andrea di insegnarci ad ascoltare, ad accogliere la parola di Dio molto generosamente, molto semplicemente, molto fraternamente, per essere in comunione con Dio e gli uni con gli altri.