sabato 10 novembre 2007

XXXII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

Un caro saluto a te che leggi quanto scrivo!
La liturgia della Parola che incontriamo questa domenica ci fa' rivivere il mistero della Risurrezione più da vicino. "In quel tempo, si avvicinarono poi alcuni sadducei, i quali negano che vi sia la risurrezione…" (vedi tutto il brano Lc 20,27-38).
Quante volte capita di pensare alla banalità della nostra vita, come se vivere in funzione di qualcosa o di qualcuno fosse la stessa cosa. Ed invece ci rendiamo conto che non è la stessa cosa. Penso che proprio qui agisce il demonio: portarci a pensare che è sempre la stessa cosa con o senza Dio.
La Resurrezione ci dona una vita vera già su questa terra. La nostra esistenza terrena in collegamento con la vita eterna. La risurrezione ha il suo valore glorioso e una vita vissuta nella resurrezione è diversa, in qualunque posto o situazione ci ritroviamo. Alle volte mi rendo conto che quando manca nel mio vissuto questa presenza mi sento bloccato, ingrigito non solo nel fisico ma anche nell'anima. Me ne rendo conto anche quando incontro la gente per le strade, o parlo con loro tramite email della vita in cui sempre invito alla ricerca di Dio.
Il vangelo di questa domenica ha qualcosa da dirci: il caso di sette fratelli che si sposarono, ma morirono senza figli. Questi sette fratelli hanno avuto tutti uno scopo: creare una discendenza nella carne. Quanta illusione!
Carissimo/a che leggi queste parole non te la prendere, ma questo è spesso l'atteggiamento mio e tuo di fronte alla gratuità della vita. Noi pensiamo di prendere, di fare nostro e di generare, invece è nel donare che si genera, e affrontiamo l'amara realtà di trovarci, all'improvviso, con niente in mano, con una vita tutta andata storta, con un angoscioso pianto nell'anima, che come un singhiozzo notturno disturba il nostro vivere.
In questo momento penso ai tanti matrimoni che, seppur con il dono dei figli, sono rimasti sterili, senza amore. Già, cosa mai può mancare a tanti uomini e tante donne che si incontrano, che decidono di donarsi completamente, senza limiti e poi all'improvviso tutto finisce, si ritorna indietro come se tutto fosse un ricordo beffardo di una falsa ed ingannevole primavera della vita.
Il matrimonio cristiano non è solo teso alla "conservazione della specie" bensì, in quanto tale, è immagine dell'amore e della fecondità di Dio. Due sposi che si uniscono alla ricerca e alla scoperta l'uno dell'altro si ritrovano in Dio e sono immagine della vita. La sessualità è un dono meraviglioso di libertà che Dio ha fatto all'umanità. Ma se togli la vita eterna l'uomo e la donna diventano due oggetti da scaffale in uno di quei tanti ridicoli negozi "sexy shop" che riempiono le nostre città come assurde e ingannevoli "farmacie dell'amore".
Sposati o non, ogni nostro gesto quotidiano deve essere impregnato di vita eterna... vissuto nella Resurrezione. Se perdiamo Dio nelle azioni di tutti i giorni non dobbiamo più meravigliarci di niente; neppure della piccola criminalità di strada, o di chi tenta di toglierti la dignità o buttarti da un ponte. Se perdiamo la resurrezione neppure la sofferenza ha un senso. Anche le braccia aperte sulla Croce di un essere umano che soffre perdono di senso e di valore. E tutto si riduce al collocare alla sofferenza umana un interruttore da accendere o spegnere.
In tutto questo, ognuno di noi deve chiedersi: "Io che cristiano sono?" Gli eventi di tutti i giorni ci pongono questa domanda a cui ogni credente è chiamato a dare una risposta non solo verbale ma anche coi fatti. Iniziamo con il farci illuminare dalla parola di Dio: "Dio non è Dio dei morti, ma dei vivi; perché tutti vivono per lui".
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p.s.: un grazie a quanti, in questi due giorni di mia assenza dal blog, hanno pregato per me. Ancora non mi sono ripreso. Ma ho ripreso a comunicare con voi. Ciao.