martedì 11 dicembre 2007

ABBIAMO UN INVITO!

Un caro saluto a te che leggi quanto scrivo!

C'è un bell'invito per tutti noi che stiamo, giorno dopo giorno, entrando nel clima natalizio, carichi dei nostri fardelli e spesso affaticate e oppressi dalle alterne vicende della nostra vita: «Venite a me, voi tutti, che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per le vostre anime. Il mio giogo infatti è dolce e il mio carico leggero» (vedi Mt 11,28-30). Ma chi sono i suoi invitati? Sono coloro le cui spalle si piegano sotto il peso delle cose che si pretendono da loro: comandamenti e leggi, obblighi ad essere prestanti e concorrenza asserviscono agli uomini. Gesù ci invita a liberarci da queste esigenze grazie a lui. Ma cosa ci offre come alternativa? Ci promette un giogo nuovo e un nuovo fardello. Come rispondere ad un tale invito? Eppure vi è una differenza fondamentale tra il giogo che ci impongono gli altri e quello che ci propone Gesù. Gesù non ha altre esigenze, si propone come esempio. Egli stesso non obbedisce a ciò che si esige da lui dall’esterno. Obbedisce al proprio cuore, a ciò che sa che Dio sostiene in lui. Quando si è trovata questa via, si cessa di essere sballottati qua e là, e si può riposare. Gesù non vuole schiacciarci: non si aspetta che noi ci trasformiamo dall’oggi al domani, ma che noi siamo pronti a imparare da lui qualche cosa.
Nelle parole di Gesù vi è celato il segreto della speranza. Sperare nel Signore significa non solo confidare in Lui ma anche configurare la vita, il cuore, al modo d'essere di Gesù un modo d'essere mite e umile. Allora si trova riposo, anzi appagamento e una pace da donare anche agli altri.
Apriamo il nostro cuore allo Spirito Santo. Come Maria diciamo il nostro "sì" alla volontà del Padre, chiedendo che il cuore diventi mite e umile come quello di Gesù. È in questo modo che il peso di noi stessi e di quanti ci circondano diventano nel Signore "leggerezza" nei nostri giorni.