sabato 26 gennaio 2008

III DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

Un caro saluto a te che leggi quanto scrivo!

Quando Gesù seppe che Giovanni era stato arrestato, si ritirò nella Galilea (vedi Mt 4,12-23): La prima immagine che Gesù dà di se stesso sembra essere quella del messaggero: cioè Gesù gira per i villaggi della Galilea per proclamare dove c’era della gente una notizia brevissima ma che era straordinariamente importante e rivoluzionaria: «convertitevi, il regno di Dio è vicino» significa: Dio è presente, Dio ci salva in Gesù. Quindi l’imperativo “convertitevi”, è un’offerta di salvezza, ad aprire il proprio cuore, la propria vita a Dio. Il Regno di Dio, infatti, è un avvenimento, cioè succede qualche cosa, quello che sta per succedere è che Dio comincia a regnare. - Gesù venne ad abitare presso il mare: Gesù lascia la casa della sua giovinezza per andare nella Galilea delle genti, al di là del Giordano. Lo fa per esercitare la sua regalità a favore del bisognoso, del povero; è il più debole che ha bisogno di protezione.
Abbiamo qui una relazione umana che diventa il cammino nuovo presso il mare dell’esistenza. Ci sono dei fratelli lungo le rive, coppie di fratelli: Simone e Andrea, Giacomo e Giovanni. Dio non viene a separare i vincoli più sacri, ma li assume per pescare in una vita più luminosa, la sua vita, il suo mare.
Gesù passa nel contesto quotidiano del lavoro, ed è proprio nel quotidiano che arriva il passaggio di Dio che chiama a sé: proprio lì ci raggiunge il Regno di Dio. Cosa fa il Regno di Dio? “Seguitemi, vi farò diventare pescatori di uomini”. Non viene rovinata la loro vita, ma viene dilatata, ingrandita, arricchita di significato. Questo è il significato di una vocazione. Tutto questo si lega in concreto ad un personaggio, alla sua chiamata: ricordiamo nella vocazione di Abramo che il Signore gli ha detto: «Vattene dalla tua terra, dalla tua parentela e dalla casa di tuo padre e va nella terra che io ti mostrerò» (Gen 12,1). C’era quel verbo «vai!», «parti!». Qui c’è un altro verbo «seguimi!».
Abramo va verso il futuro, quello che il Signore gli preparerà; i discepoli vanno anche loro verso il futuro, ma vanno in concreto dietro a Gesù di Nazaret.
Continua il Vangelo di S. Marco: «E subito, lasciate le reti, lo seguirono». «Subito», in Marco non ha un grande valore perché è un intercalare, lo usa di frequente. Eppure quando c’è da seguire il Signore è proprio l’avverbio giusto. «Subito» non vuole dire che non ci sia il tempo della scelta, della riflessione, della maturazione. Però nel momento in cui uno parte questo «subito» risuona come il senso vero della sua esperienza: non c’è più tempo da perdere; d’ora in poi il legame con il passato e le abitudini è superato.
Facciamo nostre le parole di san Paolo: «Dimentico del passato…» (Fil 3,13-14) corriamo, proiettiamoci verso il futuro per la ricerca del Signore. Il Signore ci ha raggiunto e noi cerchiamo di corrergli dietro, nell’esperienza piena della nostra vita.
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