mercoledì 16 gennaio 2008

IN NOI, QUALE INTUIZIONE INTERIORE?

Un caro saluto a te che leggi quanto scrivo!

Anche nella ricorrenza del santo Antonio Abate, riscontriamo la Parola del Signore che ci parla di guarigione (vedi Mc 1,40-45) ciò significa che è un annuncio di speranza e un invito a rinnovarci, oggi, finchè dura l'"oggi" della nostra vita.
Da chi altro poteva andare quel lebbroso, se non da Gesù? Mentre tutti, per timore del contagio, lo scansavano, Gesù lo accolse. Cosa accade di preciso? Abbiamo una invocazione accorata, brevissima. Quasi un grido. Però quanta lucida fede in questa preghiera esistenziale! "Se vuoi, puoi". È l'intuizione interiore, profonda del lebbroso che la Persona davanti a cui si trova non è uomo soltanto ma Dio. "Volli, sempre volli, fortissimamente volli", scriveva Vittorio Alfieri. C'è un desiderio profondo nell'uomo, penetrabile solo da Colui che può. L'uomo non è onnipotente. Anche se, oggi, l'ebbrezza di un prodigioso progresso tecnologico può dare, a volte, quest'illusione. Anzi, il tendere fino all'eccesso la propria volontà di potenza conduce alla pazzia o, almeno, alla patologia così come possiamo apprendere dalle recenti notizie accadute in Roma in ambiente universitario.
Il cuore di ciascuno di noi ha bisogno di riposo e del riposo di Dio che possiamo chiamarlo anche amore.
In Gesù l'amore guarisce, perdona, ricrea "cieli nuovi e terra nuova" là dove la fede diventa pienezza di interiore fiducia.
Quando ci riuniamo a pregare, pensiamo allo sfondo socioculturale in cui viviamo dove spesso respiriamo l'emarginazione di Cristo o la negazione della sua divinità. Ravviviamo in cuore il nostro credere, sperare e amare ancorati alla Persona del Verbo di Dio fatto uomo e adoriamolo con tutto il proprio essere.
Diciamo così: Sì, Signore, se tu vuoi, puoi guarirmi dalla lebbra dell'egoismo. Io lo credo! E perciò ti prego di volermi rendere "nuovo" in cuore. Rigenera in me la facoltà di credere, sperare, amare: essere uomo nuovo per una nuova umanità.