martedì 8 gennaio 2008

LA FRAGILITA' DEL NOSTRO ESSERE

Un caro saluto a te che leggi quanto scrivo!

Continuiamo il nostro cammino insieme ricordando gli eventi di Dio nella nostra storia di ieri e di oggi. A proposito, il calendario carmelitano ricorda un santo che è passato dalle nostre terre: Sant'Andrea Corsini, dei principi Corsini di Firenze.
Continua il Vangelo di Marco (vedi Mc 6,45-52). Questo episodio del Vangelo dice bene la debolezza e la fragilità del nostro essere. Quando tutto sembra normale, ci crediamo forti. A chi non è mai successo di essere in un momento in cui ha l'impressione di essere in mezzo al mare in tempesta e di remare controvento? Qualcuno penserà: "è tutta la vita che remo controvento!" Una lettura di fede, però, ci suggerisce che, bene o male, questo è un momento che tutti dobbiamo attraversare. Il momento della fatica, del remare contro, della stanchezza interiore, del lutto, dell'aridità: insomma il momento in cui si ha la netta percezione che il Signore non ci sia! Gesù stesso - e questo è un immenso mistero - ha sperimentato questa aridità, questo senso di abbandono. Che mistero sconvolgente! Gesù nell'orto degli Ulivi che si sente abbandonato! Ci fermiamo alle soglie del Mistero, veramente, intuendo che la percezione di abbandono di Gesù è autentica, drammatica, vissuta per essere in comunione con noi. Ebbene: quel mare minaccioso, quelle onde che travolgono, quei flutti che spaventano, si trasformano nel tappeto regale che ci porta a Gesù. Il lago in tempesta, l'acqua che ti sommerge è il segno della peggior disgrazia che ti può succedere. Pensate alla vostra, alle vostre paure più recondite.
È quando sopraggiunge l’ostacolo, la tentazione, che rischiamo di cadere. La fede dà un’audacia inimmaginabile. Gesù ha vinto la paura con tutto il suo corteo di malattie, di mali, di peccato e di morte. Forti della nostra fede, davanti alle meraviglie che Dio ha compiuto possiamo esclamare: “Veramente, tu sei il Figlio di Dio”. Ricordiamo le prime parole di Giovanni Paolo II: “Non abbiate paura di aprire le porte a Cristo”. Possiamo dire con il Vangelo: apriamo le porte a Cristo e non avremo più paura, perché in lui saremo vincitori.
Non abbiamo paura, cari amici: il Signore non desidera che il nostro bene. Più che abbracciarci, cosa vuoi che ci faccia? Più che amarci cosa vuoi che succeda? "Coraggio, sono io, non abbiate paura." L'Epifania ti ha fatto conoscere al mondo intero, Signore, e, malgrado le difficoltà del mare in tempesta, tu ci chiami a renderti testimonianza oggi, là dove vivremo. Lode a te, Signore Gesù.