lunedì 10 marzo 2008

LA MORTE DI CROCE DI GESU' E IL NOSTRO CUORE INDURITO

Un caro saluto a te che leggi quanto scrivo!

Con questa Parola del Vangelo (vedi Gv 8,21-30) cominciamo ad assaporare il giorno della morte di Gesù.
Gesù pronuncia una strana sentenza, in contraddizione con tutto il Vangelo, se tolta dal suo contesto: “Dove vado io, voi non potete venire”. In altri termini, non possiamo seguire Cristo se siamo nel peccato, cioè se rifiutiamo Dio e colui che egli ha mandato, Gesù Cristo.
Secondo san Giovanni, il rifiuto di Cristo è il peccato più grande. Ma è triste pensare che quasi alla fine dei suoi giorni, il Cristo è rifiutato. Gesù vede che intorno a se l'incomprensione cresce, paradossalmente (ci fermiamo troppo poco spesso a riflettere su questo aspetto) la predicazione di Gesù e il suo modo di parlare di Dio sono inefficaci, inutili, osteggiati.
Gesù in questo momento intravvede una strada che mai avrebbe creduto di dover percorrere: la sconfitta, il dono della sua stessa vita, la morte. Può una sconfitta cambiare il corso della storia? Capiranno davanti alla croce che altro è fare bei discorsi, altro morire? L'uomo, finalmente, spezzerà la crosta di violenza che gli impedisce di vedere?
La prima lettura ci parla di Mosé che innalzò un serpente di bronzo per guarire gli ebrei morsicati da serpenti velenosi nel deserto del Sinai (vedi Nm 21,4-9). Gesù verrà innalzato (Giovanni non usa la parola "crocifisso") cioè osteso, mostrato, donato.
I farisei non capivano che Gesù, in tutto ciò che fa e dice, è espressione del Padre. Lo capiranno solo dopo che il Figlio dell’Uomo sarà innalzato. “Allora saprete che IO SONO”. La parola innalzare ha un doppio senso di innalzare sulla Croce ed essere innalzato alla destra del Padre. La Buona Novella della morte e risurrezione rivela chi è Gesù, e loro sapranno che Gesù è la presenza di Dio in mezzo a noi. Il fondamento di questa certezza della nostra fede è duplice: da un lato, la certezza che il Padre sta sempre con Gesù e non rimane mai solo e, dall’altro, la radicale e totale obbedienza di Gesù al Padre, che diventa apertura totale e totale trasparenza del Padre per noi.
Questo è il mistero della croce: la misura colma dell'amore di Dio, la misura del suo dono, la sua capacità di guarirmi, di redimermi, di salvarmi dalle tante cose che avvelenano i miei pensieri e il mio cuore. Sì, occorre donarsi, occorre correre l'immenso rischio di compiere un gesto che non verrà capito o accolto. Bisogna farlo.
Preghiamo con le parole del Salmista: Signore, ascolta la mia preghiera, a te giunga il mio grido. Non nascondermi il tuo volto; nel giorno della mia angoscia piega verso di me l’orecchio. Quando ti invoco: presto, rispondimi (Sal 101).