domenica 22 giugno 2008

NON PUNTARE MAI IL DITO!

Un caro saluto a te che leggi quanto scrivo!

Quante volte nella nostra vita puntiamo il dito? Forse non ci abbiamo mai pensato, ma il vangelo di questo lunedì 23 giugno (vedi Mt 7,1-5), vuole ricordarcelo. Quel che colpisce in questa parola di Gesù è la netta consequenzialità. Non ci sono "se e ma". Non esistono sfumature. Ma anche tutta la Bibbia usa questa linea. "Chi sei tu che ti fai giudice del tuo prossimo?" (Gc 4,12). Non sai che "mentre giudichi gli altri, condanni te stesso" (Rm 2,1), perché mentre credi di saper togliere la pagliuzza nell'occhio dell'altro – che è tuo fratello! dice Gesù - sei letteralmente accecato, e dunque, condannato dalla trave della tua presunzione? Io non giudico – diciamo spesso – semplicemente constato, valuto ciò che vedo, e per esperienza dico che... Forse è il caso di capire cosa diciamo, perché questo si chiama etichettare. Ma anche l'etichettare è sinonimo del verbo giudicare: è la soda caustica che spazza via la misericordia, che spezza le ali ad ogni concreta possibilità di conversione! Se Dio, settanta volte sette, cioè sempre, decide di fidarsi di noi, ratificando nel perdono affetto stima e lungimiranza, chi sono io per escludere a priori che l'altro non abbia la stoffa per cambiare veramente? Non è forse un peccato contro l'onnipotenza di Dio sfoderare scetticismo e sfiducia contro chicchessia, scagliando la pietra del giudizio? Non è ipocrita chiusura mentale la nostra quando con una battuta sminuiamo o addirittura azzeriamo il nostro pensiero negativo su chi ha sbagliato, fosse anche per tutta una vita, cerca finalmente di librarsi in alto, gustata la libertà del concedersi alla misericordia di Dio? Oppure crediamo sottilmente che quella fragilità che si mette in movimento verso il Cielo sia solo un inutile tentativo che crolla subito, perché etichettato dal passato definitivamente? Quanti pregiudizi dentro e fuori di noi! Ci dimentichiamo che siamo chiamati a crescere e far crescere. Dobbiamo mettere in luce non solo le negatività ma anche le positività personali e sociali.
Nel brano di oggi, quello che Gesù stigmatizza è la presunzione di un giudizio sulla persona che ardisce violare il suo mistero, la sua unicità che solo a Dio è svelata, e che solo Dio, Padre d'immensa misericordia e giudice giusto, nell'ultimo giorno giudicherà. Anche noi siamo chiamati alla misericordia, ma anzitutto a toglierer dal nostro occhio la "trave". Così vedremo correttamente e potremo aiutare gli altri a cavare le loro "pagliuzze" e far agire meglio la grazia di Dio.
Nella nostra preghiera lasciamo che la misericordia di Dio invada il nostro cuore. Preghiamo così: "Dammi un cuore grande nella misericordia, o Signore: Tu, che non giudicherai me perché io, per tua grazia, non giudicherò nessuno".