lunedì 2 giugno 2008

RENDETE A CESARE QUEL CHE E' DI CESARE E A DIO QUEL CHE E' DI DIO

Un caro saluto a te che leggi quanto scrivo!

"Esultano in cielo i santi martiri, che hanno seguito le orme di Cristo; per suo amore hanno versato il sangue e si allietano per sempre nel Signore". E' l'antifona di ingresso alla Messa in onore di san Carlo Lwanga e dei suoi compagni che vuole segnare il senso del nostro ricordo dei santi martiri. Il vangelo, anche se non sembra averci nulla a che fare coi martiri, sembra che calzi proprio a pennello: "dare a Cesare quel che è di Cesare e a Dio, quel che è di Dio" (vedi Mc 12,13-17). Il pensiero risuona di quanto un giorno Gesù aveva detto: "Non potete servire due padroni". Ora sembra contraddirsi e quasi autorizzare una dicotomia a livello pratico. È un po' quanto si verifica ancora oggi: in chiesa si rende culto a Dio con nuvole d'incenso e a casa sul lavoro a scuola ci si adegua all'andazzo comune "facendo i furbi".
L'espressione di Gesù che troviamo nel brano odierno, ci dice di recuperare quell'essenziale per un cuore unificato, quella linea interiore che ci riconduce verso il centro: Cristo Gesù. Per il credente non esiste Dio e, a fronte, l'idolo di turno. Accogliere Dio quale unico Signore della propria esistenza è impegnarsi a riportare tutto a lui, anche il proprio impegno scolastico, familiare, sociale, politico. E Dio, certamente, non autorizza il disordine e l'anarchia. Il cristiano non è colui/colei che svende la propria coscienza, non idolatra nessuno. Il cristiano è colui/colei che si impegna per il progresso dell'umanità; anzi, là dove vedesse conculcati quei valori che negano all'uomo la sua dignità, egli ha il dovere di "rendere a Dio ciò che è di Dio", e quindi di battersi perché a ogni uomo sia garantita una qualità di vita conforme al suo essere "immagine di Dio".
Preghiamo allora rivedendo la nostra posizione religiosa e diciamo: Perdona, Signore, tutte le volte che non ho dato a Dio ciò che è di Dio, sotto il pretesto di dare a Cesare ciò che è di Cesare, dimenticando che solo tu sei il garante della libertà e della dignità dell'uomo.