giovedì 12 giugno 2008

Un caro saluto a te che leggi quanto scrivo!

Il 13 giugno tutti ricordiamo un grande santo: Antonio di Lisbona, comunemente detto da Padova. Sì, cari miei sant'Antonio da Padova. Chissà quanti devoti questo santo, la sua fama di santità ha raggiunto un po' i cuori di tutti.
In questo giorno caro a quest'uomo di Dio la liturgia ci fa riflettere su qualcosa di particolare che la stessa Parola di Dio ci suggerisce (vedi Mt 5,27-32). Pur l'uso paradossale di certe espressioni, qui Gesù è di una forza tagliente che sembra smentire il suo dirsi "umile e mite di cuore". Lui che ci ha detto: "Il mio giogo è soave, il mio peso è leggero" qui sembra esigere troppo.
Si parla di una fedeltà tra coniugi, un impegno che non deve essere scavalcato dall'amore per se stessi e dalla schiavitù delle proprie soddisfazioni. Ma allargandoci oltre, perché non tutti siamo sposati, si parla di una fedeltà al Vangelo, cioé di una serietà nel seguire Cristo Gesù a qualunque stato di vita apparteniamo e non possiamo essere pietra di inciampo (scandalo usa dire il Vangelo). Ecco perché troviamo scritto: "Se il tuo occhio destro ti è occasione di scandalo, cavalo e gettalo via da te: conviene che perisca uno dei tuoi membri, piuttosto che tutto il tuo corpo venga gettato nella Geenna. E se la tua mano destra ti è occasione di scandalo, tagliala e gettala via da te". Il parlare quindi non deve essere ambiguo; la parola del discepolo deve rispecchiare la forza e la chiarezza della parola di Dio.
Il Signore non fa altro che metterci sempre in guardia dal nostro egocentrismo. In genere siamo egocentrici da sentirci onnipotenti fino a far fare a Dio quello che vorremmo che Lui facesse per noi.
Ma la Parola di Gesù ci dice che non abbiamo nessun potere. Per vivere bene i rapporti con gli altri bisogna essere umili, che è a fondamento di tutto e che ci rapporta con gli altri. E all'umiltà segue la verità e la franchezza. Per questo Gesù dice: "Sia il vostro linguaggio: sì, sì; no, no; il superfluo procede dal maligno".
Penso che in questa festa odierna di questo grande uomo di Dio abbiamo da chiedere il dono dell'umiltà, di saper usare le nostre parole. "Impariamo a vivere bene il nostro cristianesimo. Gettate via il cattivo fermento, vecchio e acido, e trasformatevi nel nuovo lievito che è Gesù Cristo" (S. Ignazio di Antiochia).