martedì 16 settembre 2008

SIAMO DEGLI STOLTI

Un caro saluto a te che leggi quanto scrivo!


Il 17 settembre tutto l'Ordine Carmelitan celebra la festa del suo legislatore: sant'Alberto, patriarca di Gerusalemme.
Siamo ancora al capitolo 7 del Vangelo di Luca e abbiamo appena terminato di ascoltare un brano ricco di essenzialità per muoverci compassione che Gesù ci dice che siamo degli stolti (vedi Lc 7,31-35). Infatti, per tutta la nostra vita, per tutto il giorno, Dio ci chiama e noi non ci accorgiamo di nulla, vuole che la nostra vita torni ad essere delizia e invece, continuiamo ad essere stolti. Da attento osservatore della realtà, Gesù tratteggia un quadro sempre molto attuale. Per la strada, la vecchia che fa fatica a portare le borse della spesa. Nel nostro palazzo, i bambini a cui prestiamo la nostra attenzione solo per dire loro che fanno troppo rumore. Al lavoro, l’uomo che arriva un mattino più felice del solito. Sono tutti figli di Dio per mezzo dei quali Dio ci fa un cenno. I segni di Dio sono sempre inattesi e provocano stupore. Solo raramente corrispondono a quello che ci possiamo aspettare. “È venuto infatti Giovanni il Battista che non mangia pane e non beve vino, e voi dite: ha un demonio. È venuto il Figlio dell’uomo che mangia e che beve, e voi dite: Ecco un mangione e un beone...”. Come sono lontani, nella loro cecità e immaturità spirituale a cogliere il senso dell'austerità del Battista e della sua vocazione di "precursore del Messia"! E come assolutamente non capiscono che il sedere qualche volta a convito coi peccatori è altissima espressione della benevolenza dell'uomo-Dio per quanti hanno più bisogno di lui. Attenzione! Lo scontento e la facile critica distruttiva sono frutto d'immaturità umana e spirituale. In ogni tempo! Come non prenderne atto personalmente?
I segni di Dio sono altrettante grazie, doni gratuiti di Dio. Noi chiediamo: “Dacci oggi il nostro pane quotidiano”. Dio è là, ogni giorno egli ci fornisce nutrimento per la nostra fede e noi passiamo oltre senza accorgerci di nulla.
Cerchiamo allora di non comportarci più come degli stolti e stiamo invece più attenti. Dio ci conceda la sapienza, il suo modo di vedere tutto e tutti, il suo modo di vedere la nostra stessa vita. Infatti la sapienza è Dio stesso in azione, Dio che si rivela nel suo disegno d’amore. Concedimi, Signore, la sapienza che siede accanto a te.
Rientriamo in noi stessi, chiediamo allo Spirito Santo il coraggio di smascherare i veri motivi dello scontento, della mormorazione e delle facili critiche che spesso pullulano in noi. Rimettiao il tutto nelle mani del Signore pregando: Gesù, rendimi sempre avvertito, interiormente, dei mostri del mio scontento che dipendono da scarso amore, e a non mascherarli colpevolizzando gli altri, ma me ne liberi lanciandoli nel tuo Amore.