sabato 27 settembre 2008

XXVI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

Un caro saluto a te che leggi quanto scrivo!


In questa domenica la nostra riflessione verte sul passaggio di Dio nella nostra vita, un passaggio che continua ad inviarci nella Sua grande vigna. Purtroppo il cuore non è sempre disposto a vedere bene questo passaggio e quindi ad accogliere l'invito per lavorare nella vigna del Signore.
Ecco che Gesù presenta una parabola particolare riguardante due figli. Il figlio della parabola che dice sì e fa no rappresenta coloro che conoscevano Dio e seguivano la sua legge, ma poi all'atto pratico, quando si è trattato di accogliere Cristo che era "il fine della legge", si sono tirati indietro. Il figlio che dice no e fa sì rappresenta coloro che un tempo vivevano fuori della Legge e della volontà di Dio, ma poi, davanti a Gesù, si sono ravveduti e hanno accolto il Vangelo. Di qui la conclusione che Gesù tira davanti ai "principi dei sacerdoti e anziani del popolo": "In verità vi dico: I pubblicani e le prostitute vi passeranno avanti nel regno di Dio".
Attenzione a questa espressione di Gesù, non è una campagna moralistica e tantomeno un'aureola per prostitute e pubblicani. Quello che a Gesù preme inculcare con quella sua parola, lo dice chiaramente alla fine: i pubblicani e le prostitute si sono convertite alla predicazione di Giovanni Battista; i principi dei sacerdoti e gli anziani no. Dio mi chiama a lavorare nella Sua vigna. A spendere la mia vita nel cercare di “fare il bene” piuttosto che nel cercare di “stare bene”. Fare bene ciò che mi chiede il mio stato di vita amandolo fino a sacrificare altri amori, altri sentimenti... che siano rancori o nuovi innamoramenti. Questa è la volontà di Dio, la Sua aspettativa. Non Gli interessa un assenso a parole, una dichiarazione d’intenti. Non interessa a Dio la categoria alla quale apparteniamo: farisei o pubblicani, laureati o analfabeti, bravi o imbranati. Dio non guarda all’entusiasmo e non condanna la mancanza di trasporto nel nostro rispondere alla sua chiamata. Da parte sua non ci sono suppliche né ritorsioni. Non ci sono condizionamenti né particolari condizioni. Dio ci chiede solo di amare con i fatti. «Non chi mi dice Signore, Signore, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli».



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