mercoledì 1 ottobre 2008

C'E' UN ANGELO SUL NOSTRO CAMMINO

Un caro saluto a te che leggi quanto scrivo!

Ogni anno puntualmente, ricordiamo i nostri Angeli custodi, anche se il mese che abbiamo lasciato alle spalle era dedicato a loro. La liturgia della Parola ci presentano questi amici celesti come coloro che stanno sempre alla presenza di Dio (vedi Mt 18,1-5.10). L'evangelista Matteo pone sulla bocca dei discepoli una domanda: "Chi è il più grande nel regno dei cieli" (v.1), Gesù risponde, compiendo un gesto simbolico, che sconvolge le loro prospettive.
Abbiamo appena finito di celebrare una grande santa della Chiesa che ci insegna la via dell'infanzia spirituale e ancora una volta abbiamo un bambino al centro della vita. Un bambino che si rivela essere Gesù in persona: "Chi accoglie anche uno solo di questi bambini in nome mio, accoglie me" (v.5). C'è un cammino di conversione e un atteggiamento umile. C'è l'esigenza di scoprirsi poveri e piccoli davanti a Dio. Questo è il punto di arrivo di ogni vera conversione. Questo però non significa ritornare nell'infanzia o nell'infantilismo, ma mettersi davanti a Dio come bambini di fronte al padre. Mettersi con tanta tenerezza di abbandono nelle sue mani. Questa situazione è considerata dal vangelo un'esigenza indispensabile di umiltà che permette tutte le crescite. Diventare come un bambino e percepire che il Padre ci chiama sempre a crescere, è diventare ciò che dobbiamo essere: dei piccoli, dei poveri, dei beati che aspettano tutto dalla sua grazia. Umiliarsi, diventare piccoli non è un ideale ascetico di timido nascondimento o di rassegnata sottomissione, ma un concreto servizio di Dio e del prossimo. Se Gesù si identifica con il piccolo, chi vorrà ancora essere grande? Piccolo è colui che non conta, colui che serve. Il primo posto nella comunità cristiana è riservato a lui. L'autorità deve mettere i piccoli al primo posto nella sua considerazione e nei suoi programmi. E tutti, se vogliono stare nella comunità cristiana, che è il regno di Dio, devono diventare piccoli, mettendosi in atteggiamento di servizio. Dunque, per entrare nella comunità cristiana, per rimanervi e ancor più per affermarsi, non bisogna salire, ma convertirsi, non sentirsi grandi, ma farsi piccoli. Più la creatura si svuota di sé, più si rende idonea ad essere riempita da Dio. La base di misura dei cristiani non è la grandezza o la potenza, ma l'umiltà. Purtroppo, anche nella Chiesa di Dio non sempre si vive fedelmente e integralmente il vangelo. Ecco perché Gesù interviene con queste o simili parole: "Guardatevi dal disprezzare uno solo di questi piccoli!" (v.10) e l'intervento immediato del Padre in loro difesa: egli ha disposto uno schieramento di angeli a servizio e a difesa dei suoi bambini, dei suoi "piccoli". Tramite i propri angeli che vedono la faccia di Dio, essi possono far giungere fino a lui i torti e le ingiustizie che ricevono. Chi tocca i suoi "piccoli", tocca Dio. Nella tradizione giudaica gli angeli "che stanno davanti a Dio", chiamati "angeli del volto", sono quelli di primo grado, incaricati di compiti speciali in ordine alla protezione degli eletti. Ci sono testi nella Bibbia che parlano dell’Angelo di Yahvé o dell’Angelo di Dio e poi improvvisamente si parla di Dio. Si scambia l’uno per l’altro (Gen 18,1-2.9.10.13.16; cfr. Gen 13,3.18). Nella Bibbia, l’angelo è il volto di Yahvé rivolto verso di noi. Il volto di Dio rivolto verso di me, verso di te! E’ l’espressione della convinzione più profonda della nostra fede, cioè che Dio sta con noi, con me, sempre! E’ un modo di rendere concreto l’amore di Dio nella nostra vita, fino ai minimi dettagli.

Angelo di Dio che sei il mio custode, illumina, custodisci, reggi e governa me, che ti fui affidato dalla pietà celeste. Amen.