venerdì 17 ottobre 2008

TUTTI INVIATI IN MISSIONE

Un caro saluto a te che leggi quanto scrivo!

Oggi, in un giorno particolarmente dediato alla Madonna, celebriamo san Luca, "l'evangelista della Madonna". Il Vangelo ci parla della missione dei 72 discepoli che devono annunciare la Buona Novella di Dio nei villaggi e nelle città della Galilea (vedi Lc 10,1-9).
La Parola ci riporta ai nostri giorni dicendoci che quei 72 siamo tutti noi. Non c'è solo gente specializzata per la missione (ovvio che ognuno deve prepararsi), ma a tutti Gesù manda in missione, perché Cristo sia la vera pace e il senso della vita.
Gesù nell'inviare in missione insiste sull’ospitalità, nella condivisione, sulla comunione, sull’accoglienza agli esclusi. Questa insistenza di Gesù appare nei consigli che dava quando li mandava in missione.
Andare in missione è una corresponsabilità. Ora questa corresponsabilità porta il pregare il Padre per la continuità della missione. Gesù manda i suoi discepoli come agnelli in mezzo ai lupi. La missione è un compito difficile e pericoloso. Andare in missione non è una vacanza a Sharm el Sheikh o qualche altra località balneare, non occorre "bisaccia e sandali" ma solo Cristo. Bisogna portare la pace. Portare pace è segno di fiducia nel riguardi degli altri.
Un'altra caratterisica da ricordare è la condivisione che non è un andare di casa in casa, ma vivere stabilmente cercando di capire e condividere la vita della gente. Di conseguenza quest'aspetto conduce ad un'altra caratteristica: la comunione attorno al tavolo. Quando i farisei andavano in missione, andavano prevenuti. Pensavano che non potevano fidarsi del cibo della gente che non sempre era “puro”. Per questo, loro portavano bisaccia e denaro, per potersi procurare il proprio cibo. Cosi, invece di aiutare a superare le divisioni, l’osservanza della Legge della purezza debilitava ancora di più il vissuto dei valori comunitari. I discepoli di Gesù dovevano mangiare ciò che la gente offriva loro. Non potevano vivere separati, mangiando il loro cibo. Ciò significa che devono accettare la condivisione attorno al tavolo. A contatto con la gente, non possono aver paura di perdere la purezza legale. Agendo cosi, criticano le leggi in vigore, ed annunciano un accesso nuovo alla purezza, cioè all’intimità con Dio. Questa intimità con Dio riammette gli esclusi.
Se queste esigenze vengono rispettate, allora i discepoli possono e devono gridare ai quattro venti: Il Regno è venuto! Annunciare il Regno non è in primo luogo insegnare verità e dottrine, ma condurre verso un nuovo modo di vivere e di convivere da fratelli e sorelle partendo dalla Buona Novella che è Gesù Cristo.