domenica 9 novembre 2008

AMORE E GIOIA: DONO DEL SIGNORE

Un caro saluto a te che leggi quanto scrivo!

Ricordiamo con questo post il papa Leone Magno. Un grande papa venerato sia dalla Chiesa di Roma (il 10 novembre) che da quella d'Oriente (il 18 febbraio), Leone viene ritratto in abiti papali con in testa il triregno, e l'episodio della sua vita più rappresentato nell'arte è l'incontro con Attila.
La parola del giorno (vedi Lc 17,1-6) ci presenta un Gesù severo (tanto per non dimenticare che nella liturgia domenicale l'abbiamo visto adirato). Perché tanta severità di Gesù? Sembra venir in contraddizione quando dice di essere mite e umile di cuore (Mt 11,28-30). Gesù rimane sempre mite ed umile di cuore e tutti possono continuare ad andare a Lui. Ma rimane severissimo con chi, col suo agire contrario alla volontà di Dio, mette un serio inciampo (scandalizza) sulla strada del debole. Eppure lo stesso Gesù esprime fortissimo amore dentro l’imperativo del perdono. Ed è proprio questo contrasto nella pagina evangelica odierna, a parlarci! Nella nostra vita siamo infatti tentati istintivamente di capovolgere questo modo d’essere proclamato dal Signore. Forse il primo scandalo che i discepoli debbono evitare è quello di contraddire, con la loro vita, il Vangelo. A volte il nostro agire è più concentrato sul nostro ego, quindi su quello che interessa noi, senza stare a pensare se quello che stiamo facendo è iusto o sbagliato, se è un inciampo sul cammino dei più deboli che rimangono male impressionati. E per di più ci scusiamo col dire: Non c’è nulla di che scandalizzarsi! Al contrario, se toccano la nostra persona con parole o atteggiamenti offensivi, oh allora sì che facilmente scatta la durezza. “È la mia dignità offesa”. “Me la pagherà!” E la luce del perdono cristiano stenta a farsi strada nell’intimo. Gesù richiama perciò alla dimensione del perdono, una dimensione ineliminabile e quotidiana nella vita della comunità cristiana. Egli conosce bene la debolezza dei discepoli. Per questo aggiunge che la misericordia e il perdono debbono sovrabbondare sul peccato. Perdonare "sette volte", vuol dire sempre. Mai infatti il perdono deve mancare nella vita della famiglia di Dio, è come pegno dell'amore e della gioia che il Signore dona.
Nel nostro fermarci in preghiera spalanchiamo il cuore allo Spirito-Amore. Preghiamo così: Spirito Amore, fammi tu chiarezza interiormente! Dammi di non prendere abbagli, restando imprigionata in una “vita secondo la carne”. Ch’io cerchi te, Signore, e la forza di uscire dal mio ego per vedere, respirare e vivere la verità dell’amore. Amen.