lunedì 8 dicembre 2008

DIO E' PER CENTO PECORE NON PER SOLO 99

Un caro saluto a te che leggi quanto scrivo!


Continuiamo il nostro cammino di avvento. Abbiamo visto fino alla solennità dell'Immacolata che dei personaggi ci stanno accompagnando in questo cammino; questo vuol dire che Dio fa di tutto per noi, perché non vuole che ci perdiamo, come dice il vangelo di questo martedì della II settimana di avvento (vedi Mt 18,12-14).
Il vangelo che ascoltiamo oggi è un parabola. Sappiamo che parabola significa paragone, ma attenzione questo non ci esclude dal non ascoltare, da non lasciarsi trasportare da essa ma è un motivo in più perché possiamo scavare meglio la corteccia della Parola e arrivare alla verità.
La parabola ci descrive Gesù che inizia il suo discorso con questa domanda: "Che ve ne pare?" Questa domanda racchiude una risposta, anche se non definita, forse perché sorvoliamo questa parte che non significa altro: "Voi fareste la stessa cosa?". E' la domanda di Gesù a ciascuno di noi, dove si attende una risposta. Dove si vuol capire se faremmo anche noi, nella nostra realtà la stessa cosa. E' il caso di fermarsi un attimo prima di rispondere. Certo è facile dire che per una pecora sola non vado per i precipizi o incontro vari pericoli per ritrovarla, quindi è meglio perderla, magari è stata già assalita e sbranata.
Dio invece no. Lui pensa diversamente. Dio percorre ogni strada affontando anche i pericoli perché ci vuole tutti con se. Dio è mosso dal suo grande amore per i piccoli, i poveri, gli esclusi! Solamente un amore molto grande è capace di compiere una follia così. L'amore con cui Dio ci ama supera la prudenza ed il buon senso umano. L'amore di Dio commette follie. Una follia che arriva fino alla morte di croce. Grazie a Dio! Se non fosse così, saremmo perduti!
In questo momento Gesù rivela alcune situazioni intollerabili nelle comunità: quante volte capita che uno dei piccoli si smarrisca e che per gli altri sia perduto. Quante volte lasciamo sorvolare i problemi con superficialità, come se il problema non sussisterebbe. Questa critica è di ieri ma si rinnova ancora alle comunità di oggi, che dimenticano i gruppi marginali, coloro che sono meno privilegiati, i poveri o gli stranieri, e che non li integrano. Non vi è dunque nulla di sorprendente se sbagliano cammino e si smarriscono, se perdono il loro orientamento e la loro fede. La parabola che Gesù racconta è un criterio di relazione che aiuta per un giusto comportamento: questo piccolo che si è perduto ha una tale importanza che si trascurano tutti gli altri per andare a cercarlo e ritrovarlo, poiché Dio è chiaramente dalla parte di coloro che si respingono ai margini della società e che si dimenticano. Il suo Regno è in contrasto con la nostra società: ha per valori l’indulgenza, il rispetto e il soccorso. Ecco perché la missione delle comunità è di prendere sul serio i problemi delle persone svantaggiate, e di difendere i loro interessi affinché non corrano il rischio di intraprendere strade pericolose.
Volgiamo il nostro cuore verso il cuore di Dio e preghiamo così: Padre, tu vedi la nostra fragilità. Sì è vero, tu il tuo sguardo si posa su tuti e non solo su 99 pecore. Signore, fa che anche noi possiamo essere capaci di posare lo sguardo sulle 100 pecore e formare la grande famiglia di Dio.