giovedì 1 gennaio 2009

CHI SEI TU?

Un caro saluto a te che leggi quanto scrivo!



Abbiamo iniziato questo nuovo anno sotto lo sguardo materno della Vergine Maria. Adesso siamo invitati a puntare lo sguardo sulla Parola di Dio con l'aiuto di due santi vescovi e dottori: Basilio e Gregorio Nazianzeno.
Il brano del vangelo (vedi Gv 1,19-28) ci presenta Giovanni nella sua testimonianza dinanzi ad una delegazione dei farisei: Chi sei? Cosa dici di te stesso? Questa è una domanda che è posta a tutti, a quanti vogliono seguire Cristo. Mettersi alla sequela di Gesù non è qualcosa a poco, non è uno scorrere i grani di un rosario, anzitutto richiede la volontà di interrogarsi su se stessi. E' come se l'autocoscienza, l'autenticità, fosse una specie di dato fondamentale per incontrare Dio. Oggi, non siamo più abituati a fare l'introspezione, un esame di coscienza, stiamo andando sempre più velocemente dietro ad un mondo che si nasconde dietro la menzogna con tante mille scuse, che vive dell'usa e getta. L'accelerazione del tempo riduce sempre più gli spazi da dedicare al silenzio, alla riflessione. Non abbiamo più tempo di stare in silenzio, a riflettere; non abbiamo neppure più il tempo di pregare: la fede è diventata, al massimo, un "correre" da qualche parte a prendere Messa! La fede cristiana stessa, lo sperimento tutti i giorni, non viene percepita come cammino verso Dio, esperienza di interiorità! E' come se Giovanni dicesse: se non hai il coraggio di entrare "dentro" non potrai mai incontrare il Messia, né accorgerti di chi lo indica come Salvatore del mondo.
Giovanni Battista ha le idee chiare: lui ha fatto il suo esame di coscienza e sa di non essere il Messia e neanche Elia, è solo una voce che grida nel deserto. Questa è una cosa molto bella che fa respirare meglio il nostro vivere. Quante persone si credono di essere Dio, portatori del verbo, onnipotenti. Quanti manipolano geneticamente la vita, cambiamo il corso della natura, la scienza ci fa credere di essere onnipotenti. Ma riflettmoci bene: non è forse vero che tutti ci sentiamo un po' Dio?
Nel Vangelo il Battista non appare così anzi, non gli importa proprio nulla. Non approfitta neppure della sua posizione per giocare a fare il profeta. Sa che è "voce". Parla, dice, prepara. Troppo poco per il nostro mondo dove la validità della persona si misura dalla sua produttività, il Battista sarebbe considerato un eccentrico, un fannullone, un poco di buono, non va bene per la società è meglio ucciderlo.
Carissimi siamo ancora nell'aria natalizia, anche se mancano pochi giorni al termine delle feste. Si rinnova per noi quel "chi sei tu?". Ad ognuno accogliere il Dio amore nel rivedersi, interrogarsi ed essere cuna voce che indica agli uomini Gesù.
Giovanni non si appartiene, non è (e non vuole essere) al centro della scena; egli indica un altro: il Signore. È un modo di concepirsi e di vivere ben lontano dalle abitudini usuali di chi si mette al centro della scena. E' questa la vocazione del discepolo, e anche la sua gioia.
Natale è accogliere questo Dio con verità, Dio che ci svela a noi stessi. Per questo, coloro che hanno il dono di cogliere il Suo agire, come il Battista, sono chiamati a testimoniarlo, ad essere questa "voce" che grida, perché anche nel deserto delle nostre città, nelle zone desertiche delle nostra vita, sia possibile preparare la via del Signore.