venerdì 16 gennaio 2009

MANGIARE A CASA DI GESU'

Un caro saluto a te che leggi quanto scrivo!


Chiudiamo questa I settimana del Tempo Ordinario con la festa di Sant'Antonio Abate. In molti posti la celebrazione è solenne, sopratutto in quei paesi dove la tradizione è agricola e rurale.
Il Vangelo di questo sabato ci chiama ancora una volta chiama alla vita e alla conversione. L'evangelista Marco ci narra di Gesù che chiama alla sua sequela Levi, un pubblicano, e mangiando insieme ai peccatori e ai pubblicani, rivela lo scopo della sua missione: chiamare i peccatori (vedi Mc 2,13-17).
La chiamata del pubblicano Levi, il quale immediatamente, lascia tutto e segue Gesù, comincia a far parte del gruppo dei discepoli, non indica semplicemente un seguire Gesù, ma è invitare quest'uomo a un rapporto pieno di fiducia, di amicizia, un rapporto "rigeneratore" di colui che era ritenuto un malato, un "perduto" in Israele. Per di più Gesù non solo accetta di andare a casa sua ma di sedere a mensa (cioè in amicizia cordiale e viva) con gente della risma di Levi: "i pubblicani e i peccatori".
Alcuni credono che "...a casa di lui" vuol indicare la casa di Levi. Ma la traduzione più probabile è che si tratti della casa di Gesù. E' Gesù che invita tutti a mangiare a casa sua: peccatori e pubblicani, insieme ai discepoli. Comunque, c'è aria di festa, aria di quotidianità, redenta non solo dal male ma anche dalla banalità, dallo scontato, dalla superficialità e dalla noia.
Questo gesto di Gesù produce rabbia tra le autorità religiose. Era proibito sedersi a tavola con pubblicani e peccatori, perché sedersi al tavolo con qualcuno voleva dire considerarlo un fratello! Invece di parlare direttamente con Gesù, gli scribi e i farisei parlano con i discepoli: Come mai egli mangia e beve in compagnia dei pubblicani e dei peccatori? Gesù risponde: Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati; non sono venuto per chiamare i giusti ma i peccatori! Come prima con i discepoli (Mc 1,38), anche ora è la coscienza della sua missione che aiuta Gesù ad incontrare la risposta ed a indicare il cammino per l’annuncio della Buona Novella di Gesù. Direbbe S. Teresa del Bambino Gesù: "E' per la sua misericordia preveniente, che il buon Dio ha voluto preservare la mia anima dal peccato mortale. Ciò nonostante accetto di mangiare alla tavola alla quale mangiano i peccatori. Così posso dire a nome dei miei fratelli: Abbi pietà di noi, Signore, perché siamo poveri peccatori! O Signore, rimandaci giustificati!".
Se "entriamo" stupiti in semplicità di cuore in questa scena, capiamo anche lo spessore rivoluzionario di quelle parole che Gesù dice a chi tanto era negativamente impressionato da quelle sue scelte: «Io non sono venuto per i sani ma per i malati perché sono i malati che hanno bisogno del medico, non sono venuto per i giusti ma per i peccatori».
Fermiamoci su questo aspetto. Dicevamo ieri che il peccato è la paralisi dell'amore. Forse è il caso di capire se amiamo veramente oppure siamo sempre pronti per puntare il dito e giudicare. Gesù con il suo modo di fare è stato un grande rivoluzionario, ma forse nelle nostre orecchie abbiamo altri personaggi rivoluzionari e per questo trascuriamo il più grande.
Preghiamo allora perché Gesù rivoluzioni la nostra vita:
Signore Gesù, converti il mio cuore in due direzioni: nella direzione della consapevolezza del mio essere peccatore, malato con alta febbre di "egocentrismo". Ma anche e soprattutto convertimi alla certezza che tu sei Medico e Medicina contro questo male. Tu sei l'Amore.