giovedì 19 febbraio 2009

CON UMILTA', FIDUCIA E AMORE ANDIAMO VERSO LUI

Un caro saluto a te che leggi quanto scrivo!


Nella riflessione del Vangelo di questo venerdì (vedi Mc 8,34-9,1), non abbiamo solamente un invito a seguire così come possiamo intendere, ma anche un invito a capire se abbiamo voglia di salvare la nostra anima. Voler salvare la propria anima, cioè la propria vita, non è una preoccupazione egoistica, proprio perché è fondata sull'abnegazione, al seguito di Gesù: "Se qualcuno vuol venire dietro di me rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua".
Gesù ci ha dato l'esempio: non ha conquistato orgogliosamente il cielo
("Facciamoci un nome!" dicevano gli uomini a Babele), ma si è abbassato; non ha innalzato se stesso, ma si è umiliato: "Spogliò se stesso" scrive san Paolo ai Filippesi, "umiliò se stesso. Per questo Dio lo ha esaltato e gli ha dato il nome che è al di sopra di ogni altro nome". Così Gesù ci ha insegnato la via del perdersi per amore, l'unica via per salvare la nostra vita.
Con chiarezza vengono affermate le condizioni per poter seguire Cristo o meglio per potersi ritenere legittimamente suoi discepoli: rinnegare se stesso, prender la sua propria croce e camminare dietro al Maestro, ripercorrendone le sue orme. Il rinnegamento di se stesso è indispensabile per credere a Dio ed assegnargli il primo posto nel governo dell’uomo, che diversamente si autogestisce avviandosi un po’ per volta verso la rovina. Prendere poi la propria croce equivale ad accettare la condizione umana che è fatta di esperienza del dolore e dei tanti limiti; camminare dietro a Gesù significa seguirlo umilmente, fidandosi di lui in ogni circostanza della vita. Le virtù che ci aiutano ad assumere il retto comportamento nei confronti del Cristo sono l’umiltà, la fiducia e l’amore verso di Lui. Virtù che alimentiamo ogni giorno con la forza della preghiera e con l’esercizio delle buone opere. E' la via dell'amore che ci conduce verso la salvezza dell'anima e Gesù indica la strada dell’amore: perdere sé, la propria vita ma in quello che ha di inautentico; trovare il cuore del proprio esistere: quel sé profondo amato dal Signore, a sua immagine e somiglianza, perché capace di mettere a morte la propria istintività egoistica, pur di amare.
Lasciamoci allora interpellare a fondo da Gesù che c’indica la qualità di vita che conta. Preghiamo così: Donami un cuore capace di amare, Signore, capace di donare tutto purché l’Amore che sei Tu entri nel cuore di ogni fratello e sorella.