domenica 8 febbraio 2009

RISANACI SIGNORE!

Un caro saluto a te che leggi quanto scrivo!


Continua il cammino del Verbo del Padre per risanare le nostre infermità (vedi Mc 6,53-56).
La malattia è oggi un tema dimenticato, riservato agli addetti del settore e a chi – sfortunatamente – ne fa esperienza sulla propria pelle. D'altronde nel mondo super-efficiente come il nostro, la malattia è discrepanza, fastidio, dimensione che intristisce, quindi meglio non parlarne o, al limite, parlarne quando roboanti proclami dei successi della ricerca suscitano improbabili speranze in un futuro che, comunque, non potremo vedere (vedi il caso di Eluana Englaro e tanti casi simili).
Chi andiamo cercando oggi? Abbiamo visto nel Vangelo che la gente cerca Gesù come salvatore del popolo e operatore di prodigi: per ora non sembra che germogli in essa una fede più profonda. Noi, lettori del vangelo dobbiamo convincerci che bisogna "toccare" Gesù in un senso più vero di quanto non abbiano fatto i galilei; si deve credere in lui come nel Messia promesso, che raduna il popolo di Dio e che è veramente il Figlio di Dio.
'Toccare': per ben 30 volte nei vangeli sinottici è utilizzato questo verbo nei racconti di guarigione. Ed è un gesto quasi all'insegna della reciprocità: se spesso infatti è Gesù che tocca i malati, talvolta sono loro che gli si gettano addosso per toccarlo, quasi a volerne carpire la guarigione. E' vero che tutti vengono sanati, ma il vangelo ci rende avvertiti anche della sciagurata eventualità che il nostro toccare Gesù non ci salvi veramente perché è solo un gesto esteriore. L'evangelista Marco infatti annota che una folla 'si stringeva attorno' a Gesù, ma soltanto l'emorroissa, per l'audacia della sua fede, ottiene di essere guarita.
Per dono, anche a noi è dato di 'toccare' Gesù e di essere toccati da Lui: nella Sua Parola, nel Suo silenzio Eucaristico, nella bellezza del cosmo e nella gratuità dell'amore, offerto e ricevuto. Quando allora questo gesto si svuota? Quando ad esso non corrisponde la luminosità di una fede solare. Ed è così ogni qualvolta non ci lasciamo interpellare nel profondo dalla Parola e il Sole eucaristico non ci raggiunge più, né ci riscalda il cuore l'amore per gli altri e lo sguardo stupito sul cosmo.
La nostra preghiera sia un farsi toccare da Gesù perché il suo amore mi guarisca. Soprattutto cercherò di aggrapparmi alla frangia della sua veste i cui fiocchi, com'è prescritto nella legge ebraica (cfr. Nm 15,37-39), mi ricorderanno tutti i comandamenti del Signore. Farò mia questa preghiera di sant'Agostino:
Tu mi hai chiamato, Signore, hai gridato, hai infranto la mia sordità. Mi hai toccato e ora ardo dal desiderio di conseguire la tua pace.