sabato 21 marzo 2009

IV DOMENICA DI QUARESIMA

Un caro saluto a te che leggi quanto scrivo!


Oggi celebriamo la domenica laetare, la domenica della gioia. Sì anche se siamo in quaresima siamo chiamati alla gioia, secondo il pensiero dell'antifona di ingresso alla Messa: "Rallegrati, Gerusalemme, e voi tutti che l’amate, riunitevi. Esultate e gioite, voi che eravate nella tristezza: saziatevi dell’abbondanza della vostra consolazione. (cf. Is 66,10-11)". Certamente il motivo dell'essere gioiosi non è dato perché siamo giunti alla metà del percorso quaresimale, ma dalla grande rivelazione dell'amore di Dio per l'umanità, che ci viene proposto in modo solenne nel dialogo di Gesù con Nicodemo, un capo ragguardevole dei Giudei.
Nicodemo è un fariseo, fa parte dell’aristocrazia sacerdotale, ed è un maestro. E’ un profondo conoscitore della Bibbia, della religione, è un saggio del tempo, un maestro della Legge. Nicodemo ha una grande conoscenza, ma gli manca qualcosa e cerca "rassicurazioni". Per questo va da Gesù e per non compromettersi va di notte.
Nicodemo ha una nostalgia dentro al cuore, percepisce che c’è qualcosa di più grande, di oltre. E’ un uomo che non si accontenta, che vuole capire, che vuole vivere di più e va in cerca di certezze, anzi della certezza principe che potrebbe dare una svolta alla sua vita o comunque caratterizzarla in modo più congruo ed essenziale per il tipo che era.
Per fare questo Gesù gli risponde che deve rinascere dall'alto. L'immagine-profezia, a cui il testo si richiama è quella dell'esodo, quando gli Ebrei dopo una ennesima mormorazione, Dio li mise alla prova con una invasione di serpenti. Al loro grido di supplica, Dio ordinò a Mosè di collocare su un'asta un serpente di bronzo, chi l'avesse guardato era salvo. Ebbene, Gesù salva il mondo inchiodato e innalzato in croce sul monte Calvario. E da lì fino alla fine del mondo egli resterà a braccia aperte, "perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna". Cristo innalzato sulla croce come un condannato, agli occhi dell'evangelista Giovanni è la glorificazione, "quando sarò innalzato attirerò tutti a me".
Gesù qui, in maniera affascinante, risponde dicendogli che è meglio predisporsi a credere piuttosto che dannarsi l’anima a cercare prove (“Se uno non rinasce…”), più che arrovellarsi il cervello in cerca di spiegazioni e dimostrazioni è preferibile predisporre interiormente il cuore ad essere terreno morbido dove possa cadere il seme della fede. (“Signore, fa’ che io creda…”).
Gesù apre orizzonti nuovi e impensati. Gesù è davvero affascinante, attraente, perché ti presenta un modo di vivere estremo, meraviglioso, “ti manca il fiato” tanto è intenso. Gesù è per le anime grandi. Gesù non si concilia con chi ama il quieto vivere, il tran-tran quotidiano, il piccolo cabotaggio: guardate la vita dei santi, degli apostoli.
A Nicodemo dice: “Se tu vuoi capire chi sono io, devi lasciare stare la tua Legge, le tue regole, le tue norme, la tua morale. Devi rinascere. Devi far morire un mondo di illusione, di falsità, di apparenza, di vuoto, di buone maniere, di Paesi dei Balocchi e riaprire gli occhi sulla realtà”.
Rinascere vuol dire rendersi conto che l’essenza della vita non è fuori ma dentro. Cioè: che la felicità, l’amore, la fiducia, le cose grandi della vita non sono una fortuna, una casualità ma qualcosa che tu hai nelle tue mani se vivi in un certo modo, se vivi a contatto con te, con la Vita, e con la Forza della Vita.
Rinascere vuol dire, insomma, essere protagonisti della propria vita. Protagonista (protos-agon, in greco vuol dire colui che agisce in prima persona) è colui che vive la propria vita, sceglie e si prende le conseguenze delle sue scelte. Rinascere significa credere e credere significa accogliere già questa vita che associa l'uomo alla stessa vita di Dio. Non credere equivale a rifiutare il dono della vita divina. La fede, elemento discriminante tra la vita e la morte, ha una caratteristica: è una scelta interiore. Credere nel Figlio significa affidarsi a lui, mettere la propria vita nelle sue mani e ricevere, in cambio, la vita eterna. "Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma perché il mondo si salvi per mezzo di lui".
Tenendo lo sguardo sul Cristo Crocifisso, preghiamo così: O Gesù, innalzato alla gloria della croce, insegnami la gloria dell’umile amore.



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