domenica 15 marzo 2009

LIBERI DA OGNI COMPROMESSO!

Un caro saluto a te che leggi quanto scrivo!


Il vangelo di oggi (vedi Lc 4,24-30) fa parte di un insieme più ampio (Lc 4,14-32). Gesù aveva presentato il suo programma nella sinagoga di Nazaret, servendosi di un testo di Isaia che parlava dei poveri, dei prigionieri, dei ciechi e degli oppressi (Is 61,1-2) e che rispecchiava la situazione della gente di Galilea al tempo di Gesù.
Luca ci fa qui intravedere l’ostilità e l’odio che finiranno per far morire Gesù sulla croce. Gesù lo sa e qui è molto realistico: "Nessun profeta è bene accetto in patria". Gesù va verso la passione con una suprema libertà: quando sarà giunta la sua ora, l’ora stabilita dal Padre, si consegnerà alle mani degli uomini, ma fino a quel momento tutta la sua preoccupazione sarà di salvare coloro che vorranno accoglierlo.
Purtroppo trova ostilità anche tra i suoi e questo perché ha detto una verità inoppugnabile che i suoi placidi concittadini hanno letto come un'accusa nei loro confronti.
La verità è che – alle volte – l'atteggiamento dei credenti e dei devoti diventa chiuso e ottuso, impermeabile alle novità di Dio, così che solo i pagani, i non credenti riescono a cogliere con stupore il messaggio sconvolgente del Dio di Gesù Cristo. Già in Israele era successo più e più volte, e la Scrittura ci testimonia la fede semplice di due pagani citati oggi dal Maestro. La vedova di Zarepta che accoglie Elia e Naaman il Siro, lebbroso, che si fida del profeta Eliseo e guarisce. Ma non sempre gli uomini sono pronti a cambiare idee, stile di vita, comportamento, convinzioni. Più facile sfogarsi contro il profeta e farlo sparire, per seguitare nella nostra mediocrità e conservare la comoda abitudine di vita. Il risultato però è che la lebbra così non guarisce, il peccato non viene purificato.
Allora come oggi, è molto più difficile parlare del Signore ad un popolo, il nostro, che crede di conoscerne a sufficienza e con sufficienza tratta l'annuncio cristiano. Peggio: l'incontro salutare con la cultura e con la comunicazione di massa ha prodotto la nascita del cristiano "politicamente corretto", disposto sì a credere, ma scegliendo nel datato cattolicesimo solo ciò che più gli aggrada. Quando poi un richiamo alla coerenza e alla conversione intervengono, ecco il desiderio di gettare Gesù e tutti i suoi profeti giù dal dirupo. Ma vogliamo davvero continuare così, anno dopo anno, quaresima dopo quaresima?
E' arrivato il momento di fermarci e riflettere per ridare smalto e freschezza alla nostra fede stanca e ripetitiva. Certo questo significa mettersi in discussione, ma ciò significa arrivare ad accogliere l'annuncio della gioia pasquale in piena libertà da conrisorti.
Preghiamo allora con le parole del Salmo 42: Manda, Signore, la tua verità e la tua pace, siano esse a guidarmi.