lunedì 9 marzo 2009

SULLE STRADE DEL MAESTRO

Un caro saluto a te leggi quanto scrivo!


Il brano del Vangelo di oggi (vedi Mt 23,1-12) è centrato attorno alla persona di Gesù, il Maestro. E lui non è tale perché insegna una dottrina, ma perché vive un incontro. L'incontro con il Padre, prima di tutto, e l'incontro con la gente, in modo particolare con i suoi discepoli. E' chiamato Maestro appunto perché ci sono uomini che lo seguono, che egli educa, che forma per mandarli a portare la lieta notizia del Vangelo. L'ultimo versetto del brano ascoltato o letto, è quello che dà luce a tutto il discorso: «il più grande tra voi sia vostro servo». Gesù mette in guardia dall'imitare il loro stile perché sono lontani da quanto annunciano. Dimenticando che Dio è il solo Padre, si fanno chiamare "padri"; così come "maestro", ignorando e contrapponendosi all'unico Maestro, Cristo stesso.
Ma cosa spinge Gesù a mettere in guardia? Anzitutto Gesù ama, ama tutti alla stessa misura e si preoccupa per ciascuno di noi. Sa il mondo come cambia da un secondo all'altro, allora vuole lasciare le sue raccomandazioni incoraggiando ciascuno, sopratutto quanti vogliono seguirlo sulla via dell'amore.
Negli ultimi insegnamenti di Gesù vi è una preoccupazione profonda che è diretta specialmente ai suoi discepoli. Egli è interessa che possano vivere la sua Morte e Passione non secondo le aspettative solo umane, ma li vivano come inscritti nel piano d'amore di Dio. Ciò che ora potrà restare incomprensibile ed oscuro ai suoi discepoli sarà la fonte della vera luce. Gesù ha incontrato molte volte l'ipocrisia di chi lo voleva combattere. Egli ha sempre risposto, nella verità senza adeguarsi alla loro mentalità. Noi abbiamo lo stesso invito, per la nostra vita per allargare i nostri desideri e comprendere l'amore di Dio verso di noi. Troveremo una grande consolazione, nei nostri cuori quando avremo allontanato ogni giudizio e condanna.
Gesù è Colui che crede profondamente alla sua missione di Maestro, cioè di qualcuno che educa con la propria vita prima che con la sua dottrina. I discepoli riconoscono il maestro autorevole perché insegna quello che vive e mediante quello che fa', in forza di quello che è.
Allora le parole riportate dai Vangeli "E non fatevi chiamare maestri". Sono da inquadrarli nell'ottica del servizio. Non significa che in una comunità cristiana non ci siano dei maestri, quelli che insegnano, i catechisti, i preti, e i vescovi. Ci vogliono le persone che, in spirito di servizio diventano mediatori della Parola. Esiste tuttavia il rischio che tali compiti vengano esercitati senza riferimento a Dio.
Allora si valuta la persona per il suo ruolo e non per quello che rappresenta, cioè un sacramento della presenza del Signore fra noi. Non è facile, anche in famiglia, con i figli, sul lavoro, con colleghi o dipendenti, mettersi sempre ai piedi dell'altro, non ritenersi superiori a motivo delle proprie doti, di strumenti culturali più abbondanti, di cariche ricevute. Ognuno di noi, ha una capacità dentro che deve metterla a servizio dell'altro facendo sempre il giusto riferimento a Dio.
Per vivere bene questa capacità carismatica, è necessario tanta preghiera attraverso la quale si può percepire il proprio limite e, confrontandoci con l'unico Maestro, non ritenersi superiori agli altri.
Possiamo allora rivolgerci al nostro grande ed unico Educatore con queste o simili parole: "Signore Gesù, mio unico Maestro, educa il mio cuore e rendilo umile e mite come il tuo".