lunedì 23 marzo 2009

VUOI GUARIRE?

Un caro saluto a te che leggi quanto scrivo!


Il brano evangelico che oggi la Liturgia ci propone ancora una volta ha un miracolo come evento centrale (vedi Gv 5,1-3.5-16). Gesù si reca, in giorno di sabato, a Gerusalemme: non va però diretto al Tempio, ma si ferma in un altro "Tempio" quello della quotidianità: la Piscina di Bethzaetà.
Questo è un luogo dove i malati, gli ultimi, speravano in una guarigione. Qui si trova davanti ad uno di essi, malato da trentotto anni, forse ormai rassegnato. A quest'uomo Gesù fa una domanda: "Vuoi guarire?" Sembra una domanda scontata: chiaro che vuole guarire, è ammalato da 38 anni! Come se chiedessimo a un affamato: "Vuoi mangiare?" o ad uno che sta camminando nel deserto, assetato: "Vuoi bere?".
L'episodio vuole sottolineare come la salvezza sia raggiungibile per l'uomo solo se collabora con Dio, se la vuole, se la desidera fino in fondo. Gesù è andato a risvegliarlo dal sonno provocato dal dolore, dalla solitudine, dall'abbandono, per motivarlo nuovamente ad intraprendere la strada della vita.
In questo tempo di quaresima, la Parola si fa per noi una chance di risveglio dal torpore provocato dalle ansie, dalle inquietudini, dalle tante cose da fare che ci bloccano nel cammino verso la Resurrezione, verso la gioia della vita vissuta con Dio e per Dio.
Gesù si fa "pane" per quest'uomo, donandogli ciò di cui egli ha bisogno nel corpo, e nello spirito: «Ecco che sei guarito; non peccare più, perché non ti abbia ad accadere qualcosa di peggio». Infatti, a questo episodio fa eco la moltiplicazione dei pani (Gv 6,1-15), in cui quel pane che è cibo per il corpo, rimanda ad un altro Pane, quello Eucaristico, che è Cristo stesso offerto per noi.
Gesù non si ferma davanti allo scoraggiamento, bussa con insistenza e provoca continuamente, spalanchiamogli la porta del nostro cuore. Purtroppo Lui non può nulla davanti alla superbia di coloro che hanno scelto, come i giudei in questo brano, di aderire ad una legge che non è più per la vita, ma per la morte, che hanno preferito un'adesione formale a Dio, chiudendo, di fatto, il cuore allo Spirito. E oggi assistiamo sempre più, ogni giorno che passa, a questo genere di formalismo.
Davanti alla guarigione di un uomo che da trentotto anni non poteva più camminare appare incomprensibile il richiamo alla necessità di rispettare il sabato, di rispettare la Legge. Ma la domanda per noi oggi è: «Quante volte anch'io scelgo la Legge, invece dell'amore, della carità, della misericordia, per non mettere in discussione me stesso e la mia vita?».
Nella nostra preghiera, osserviamo la vita di Gesù cercando di realizzarla senza sconti nella nostra. Preghiamo così: Ti chiedo, Signore, la forza di rialzarmi sempre e la fede necessaria per credere che nulla è impossibile a Dio. Amen.