venerdì 24 aprile 2009

25 APRILE: SAN MARCO EVANGELISTA

Un caro saluto a te che leggi quanto scrivo!


In comunione con la Chiesa copta e bizantina, celebriamo oggi la festa di san Marco evangelista, discepolo fedele di Pietro, di cui raccoglie la predicazione sui detti e sui fatti di Gesù.
Il brano che ascoltiamo costituisce la parte finale del suo Vangelo (vedi Mc 16,15-20) e riferisce l'episodio dell'Ascensione del Signore, preceduta dal mandato missionario rivolto agli Undici: "Andate,...predicate il Vangelo!", cui segue l'elenco dei segni che accompagneranno la loro missione: scacciar demoni, parlare lingue nuove, guarire i malati, essere invulnerabili ai veleni, "addomesticare" serpenti, per la potenza del Signore crocifisso e risorto. Un elenco emblematico di situazioni irrisolvibili, estensibile ad ogni epoca, anche la nostra...
Dicevamo che il Risorto appare agli Undici, ai quali dà il mandato di proclamare il Vangelo «ad ogni creatura»
, senza escludere nessuna razza umana, in qualunque parte della terra essa abiti.
Paolo ha parlato del suo servizio all'annuncio del «mistero», rivelato in Cristo, per invitare «tutte le genti» all'ubbidienza della fede (cfr. Rm 16,26). La predicazione, infatti consiste nella salvezza delle anime mediante la partecipazione al mistero di Cristo. Quest'atteggiamento interiore, definito da Paolo "ubbidienza della fede", consiste in una piena adesione non solo dell'intelligenza, ma anche della volontà e del cuore.
Quest'atteggiamento che esige l'accoglienza per fede, del dono del vangelo, congiunto con il rito del battesimo, simbolicamente significa la rinascita a vita nuova, come un autentico lavaggio dalle sozzure della vita precedente.
Dunque "fede" e "battesimo", intimamente congiunti e vissuti dai cristiani, sono le "vie" che portano alla salvezza. Lasciamoci quindi condurre da Gesù dove non vorremmo andare, anche se egli ci lega con la malattia o ci fa stendere le braccia per la preghiera e per la morte.
I discepoli di ieri e di oggi hanno, pertanto, un solo debito nei confronti della storia del mondo, del contesto culturale: quello di annunciare il Vangelo, senza mescolarlo ad altro, senza fare un discorso secondo la sapienza umana, per non rendere vana la croce di Cristo e per non rendere impossibile la manifestazione dello Spirito e della sua potenza (cfr. 1Cor 1,17; 2,1-5).
L'importanza della testimonianza dei cristiani e il loro vissuto, per Paolo, costituisce il primo documento della fede: «la nostra lettera siete voi, lettera scritta nei nostri cuori, conosciuta e letta da tutti gli uomini. È noto, infatti, che voi siete una lettera di Cristo composta da noi, scritta non con inchiostro, ma con lo Spirito del Dio vivente, non su tavole di pietra, ma sulle tavole di carne dei vostri cuori» (2Cor 3,2-3).
Preghiamo perché tutti possiamo essere veri annunciatori del Vangelo, vincendo le proprie comodità partendo e andando nel mondo, in ogni luogo, in ogni aereopago, per servire il Vangelo con la certezza che non saremo soli, ma Lui opererà con noi confermando quanto diremo con le nostre parole e con la nostra vita.