mercoledì 29 aprile 2009

Giovedì della III settimana di Pasqua

Un caro saluto a te che leggi quanto scrivo!


Il vangelo odierno tocca occupa ancora il discorso di Gesù è quella della fede e della incredulità a proposito della sua persona, per poi tornare a rivolgere con insistenza l'invito alla fede in lui, pane della vita disceso dal cielo (vedi Gv 6,44-51).
E' il cammino della fede che non è altro che un "venire a me" dice Gesù, per una attrazione interiore, esercitata dal Padre in concomitanza con l'ascolto interiore di una parola che pure viene da lui: “Nessuno può venire a me se non lo attira il Padre che mi ha mandato". L’espressione, presa così alla lettera, lascia alquanto perplessi: dunque c’è una sorta di predestinazione, quasi che Dio abbia delle preferenze e ad alcuni faccia il dono di credere e ad altri no?
Non si tratta di un rapporto immediato con Dio, come anche Gesù subito precisa, ma a tale realtà ci si arriva un po' alla volta, ispirandosi alla Sacra Scrittura. Subito dopo, infatti, Gesù dice: “Tutti saranno ammaestrati da Dio”. Tutti, quindi, nessuno escluso.
Gesù, con la sua citazione del testo di Isaia, accende in noi il desiderio di essere docili a Dio e di essere istruiti da lui. Un desiderio già suscitato pure nei testi di Geremia (31,34) e di Ezechiele (36,27), nei quali si legge che tutti sarebbero stati discepoli di Dio e che il Signore stesso avrebbe scritto la sua legge nel loro cuore. Purtroppo, molti non capiscono quando si parla di docilità a Dio, perché pensano che Dio li alienerà, li priverà della loro libertà, quando invece Dio rende liberi. Dio ci rende discepoli della voce interiore che testimonia la Parola, la luce vera che illumina ogni uomo (cfr. Gv 1,9). Egli scrive in noi la sua parola: «noi siamo una lettera di Cristo [...], scritta non con inchiostro, ma con lo Spirito del Dio vivente, non su tavole di pietra, ma sulle tavole di carne dei nostri cuori» (2Cor 3,3).
La voce che Dio fa risuonare nel nostro intimo è quotidiana. Il salmo 94,8 dice: «ascoltate oggi la sua voce: "non indurite il cuore"». I maestri spirituali insegnano che, a volte, un pensiero arriva all'improvviso, senza motivo, riempie l'anima di consolazione e di pace, e dolcemente porta con sé una nuova luce in cui guardare se stessi oppure una nuova capacità di decidere, di fare una scelta di vita. Se ci lasciamo istruire da Dio, i suoi pensieri diventeranno i nostri pensieri.
Il dono della vita ora è legato, non solo al fatto di venire a Gesù e credere in lui, ma al mangiare del pane. L'azione del mangiare indica l'interiorizzazione della parola del Figlio di Dio e l'assimilazione della sua persona con una vita di fede profondissima. Il mangiare il pane vivente che è Gesù, significa far propria la verità del Cristo, anzi la persona del Cristo che è la verità, ossia la rivelazione piena e perfetta del Padre.
In questo modo il Signore rivela che l'uomo ha un solo destino, immergersi nel Dio che lo ha creato e che lo attende dopo l'esodo dalla vita terrena.
Ringraziamo il Signore per tutti i doni che ci fa. Chiediamogli di essere docili all'ascolto della sua Parola e di lasciarci coinvolgere.
Preghiamo così: O Padre, attirami fortemente a Gesù! Attirami con la forza del tuo Spirito Santo, perché il mio cuore e la mia vita si unifichino nell'unico desiderio di piacere a te, compiendo la tua volontà. Fa' ch'io cerchi non tanto di essere attirato da gratificazioni passeggere quanto dal tuo Amore. Fa' che anche io possa andare incontro a quanti cercano amore. Che nessuno si allontani da me senza sperimentare la gioia di sentirsi amato.