mercoledì 15 aprile 2009

Giovedì fra l'Ottava di Pasqua

Un caro saluto a te che leggi quanto scrivo!


Continua il brano dei discepoli di Emmaus (vedi Lc 24, 35-48). In questo brano Luca collega direttamente il nostro conoscere il Risorto con l'esperienza di Simone e degli altri con lui. Gli uomini e le donne che hanno conosciuto Gesù testimoniano la sua risurrezione. Dicono che è venuto vivo verso di loro, che si è offerto ai loro occhi.
La differenza tra noi e loro sta nel fatto che essi contemplarono e toccarono la sua carne anche fisicamente; noi invece la contempliamo e la tocchiamo solo spiritualmente, attraverso la testimonianza della loro parola e la celebrazione dell'Eucaristia.
Luca insiste molto sulla corporeità del Signore risorto. E' una necessità nei confronti dell'ambiente ellenistico, che credeva all'immortalità dell'anima, ma non alla risurrezione dei corpi (cfr. At 17,18.32; 26,8.24). Con la risurrezione della carne sta o cade sia la promessa di Dio che la speranza stessa dell'uomo di superare l'ultimo nemico, la morte (cfr. 1Cor 15,26).
Chiave di lettura e sintesi delle Scritture è il Crocifisso, che offre la visione di un Dio che è amore e misericordia infinita. Ai piedi della croce cessa la nostra paura di Dio e la nostra fuga da lui, perché vediamo che egli è da sempre rivolto a noi e ci perdona. I discepoli saranno testimoni di questo (v. 48): faranno conoscere a tutti i fratelli il Signore Gesù come nuovo volto di Dio e salvezza dell'uomo.
I discepoli di Emmaus sono appena arrivati nel cenacolo e stanno raccontando il loro incontro con il Risorto. Gesù allora appare in mezzo a loro e dice: «Pace a voi», il primo dono di Cristo risorto è proprio quello della pace, quella vera, non come la promette il mondo. Ma i discepoli si spaventano, credono sia un fantasma.
Fermiamoci qui e chiediamoci: chi è per noi Gesù? un fantasma? o come ascoltiamo da certe interviste: una favola? No, non credo che sia questo e se qualcuno lo pensa è semplicemente perché non vive gli aspetti che vengono coinvolti dalla venuta del Signore risorto: uno intellettuale ("aprì loro la mente all'intelligenza delle Scritture"), uno affettivo ("per la grande gioia") e uno operativo ("Di questo voi siete miei testimoni"). Sono tre aspetti essenziali della fede, perché Gesù non resti " un fantasma" o "una favola", qualcuno di evanescente, ma diventi, per ciascuno di noi, un commensale, un compagno di viaggio.
La nostra non deve rimanere un'adesione superficiale, ma deve essere una fede concreta come è stata concreta la crocifissione di Gesù. Da questo nasce la testimonianza che, come per i discepoli chiamati ad annunciare il Kerygma partendo da Gerusalemme, luogo in cui inizia la Passione di Gesù, si nutre dell'esperienza della morte e resurrezione di Cristo. Le due realtà vanno insieme, non le si può annunciare distinte, come la gioia della resurrezione si può sperimentare solo dopo essere passati dalla croce.
Il risorto ci fa dono della Pace, in questo tempo di contraddizioni e conflitti, il Signore torna a dirci: "Pace a voi"; anche noi dovremmo portare nel mondo questa pace che è testimonianza convincente della nostra Fede in Cristo Risorto.