domenica 26 aprile 2009

Lunedì della III settimana di Pasqua

Un caro saluto a te che leggi quanto scrivo!


Inizia il discorso del Pane di Vita narrato in Gv 6,22-71. Il nostro brano è racchiuso nei versetti 22-29.
Il brano parla di una ricerca di Gesù da parte delle persone, della folla accorsa. Questa gente che cerca Gesù sembra piena di fede, ma in realtà essa non crede nel Cristo. La loro non è fede, ma solo curiosità e simpatia superficiale, come risulterà nel seguito del racconto o avere semplicemente del cibo gratis!
Gesù denuncia il vero motivo del loro interesse per la sua persona e li invita a una ricerca meno egoistica e più spirituale, richiama all'essenzialità. Egli li rimprovera per la loro superficialità: nella moltiplicazione dei pani non avevano riconosciuto Gesù come Dio. Sembra dire loro: "superate l'angusto orizzonte della sazietà per voi stessi e cercate il cibo che non perisce, ma anzi sfama anche gli altri, oltre se stessi". La fede in lui, ossia il personale coinvolgimento nel seguirlo, è un dono che viene dall'alto, ma nello stesso tempo è anche un'"opera", ossia un "lavoro" affidato alla nostra vita.
Facciamoci qualche domanda, magari di sempre ed inquietante: perché credo in Dio? Per il cibo che mi ha saziato? Per ciò che mi ha donato e che ancora mi aspetto da lui? Può essere una ragione, ma è una ragione fragile e ambigua.
Diventare discepoli di Gesù, coinvolgersi con lui è allora un lavoro impegnativo e lungo; richiede infatti ascolto, decisione, applicazione, continuità, impegno e fatica. Non si è discepoli senza un vero e proprio lavoro di applicazione sul Vangelo e su se stessi.
"Che cosa dobbiamo fare per compiere le opere di Dio?" (v. 28). In questa domanda appare chiaramente la mentalità giudaica legata al valore delle opere. Gesù si oppone a questa mentalità e presenta necessaria per il possesso del regno di Dio una sola opera: la fede nella sua persona. Attenzione, fateci caso c'è un passaggio da fare da opere a opera e l'accento sembra non essere messo sull'amore di carità ma sulla fede. Si tratta però di comprendere che la fede è la premessa indispensabile alle buone opere che il Padre ci dà da compiere. E la fede è il dono che Gesù ci ottiene col suo mistero pasquale. E' per la fede, cioè per quel nuovo modo di vedere, di giudicare e di amare che noi ci apriamo a compiere le opere della carità, le opere volute da Dio. In ogni opera che facciamo con il suo aiuto e per Lui, è la fede che opera in noi attraverso, appunto, il nostro impegno ad amare.
Fermiamoci nella nostra preghiera. Ripensiamo a queste parole che tante volte le sentiamo ma non le ascoltiamo. Lasciamo che il Signore accresca in noi la fede come forza che ci stacca dal nostro ego per appoggiarci su Gesù, fidarci di Lui, operare con Lui perché tutte le nostre opere diventino di Dio, in virtù della fede che le orienta e le trasfigura.