mercoledì 20 maggio 2009

Giovedì della VI settimana di Pasqua

Un caro saluto a te che leggi quanto scrivo!


Continua il discorso di Gesù. Ai discepoli turbati dall'approssimarsi della sua "ora", rende noto la sua via di ritorno al Padre.
Questa "novità" nelle parole di Gesù, condurranno i discepoli a disperdersi. Ma Gesù pensando ai discepoli che saranno come "pecore senza pastore" li rincuora e insegna loro a guardare oltre (vedi Gv 16,16-20).
"Guardare oltre"... mi capita spesso dire alle persone turbate di guardare oltre, di puntare lo sguardo oltre l'orizzonte. Non voglio indicare loro una via di fuga dalla realtà, ma di una sua assunzione nell'ottica del realismo cristiano.
Entrare in quest'ottica nuova cristiana non consiste in un puro sguardo interiore, ma in un cogliere la realtà soprannaturale del Verbo da divenire contemplazione, come si espresse Stefano davanti al sinedrio: "Contemplo i cieli aperti e il Figlio dell'uomo che sta alla destra di Dio" (At 7,56). Nel Vangelo l'evangelista sottolinea: "Gesù conobbe che volevano interrogarlo e disse loro: in verità vi dico: voi piangerete e il mondo si rallegrerà. Voi sarete afflitti, ma la vostra afflizione si cambierà in gioia". Viene qui enunciato l'evento della risurrezione che costituisce la vera e sconvolgente novità del cristiano, che tuttavia si deve riportare continuamente la fede della Chiesa.
"Io ho vinto il mondo", continua a ripeterci Gesù nei nostri smarrimenti. Non abbiate paura! Se sembra che le ombre debbano oscurare definitivamente l'orizzonte, così da impedirci di riconoscere i suoi lineamenti, aprite il cuore all'ascolto. Diceva la beata Carmelitana Madre Maria Candida dell'Eucaristia: "Quando tutto sembra oscuro, Gesù può far guizzar la luce! E quando tutto sembra insormontabile Gesù può appianare! Una sola cosa è necessaria: fidarsi di Gesù-Amore, che non lascia mai di soccorrere anche quando sembra tutto perduto".
Lasciamo sì che la sua Parola penetri il nostro cuore nonostante camminiamo su acque minacciose e torbide della storia personale e collettiva. Lasciamo che Gesù salga sulla nostra fragile barca, allora ci accorgeremo che l'aurora non è lontana e la sponda, appena lambita dalle onde, ti accoglie ridente di vita. Il traguardo, però, è nella pienezza della luce che via via si fa più abbagliante per chi accetta di calcare le orme del Crocifisso, affidandosi totalmente alla sua Parola che è Vita. Ci si accorgerà allora che non la tristezza, ma la gioia sta ritmando i passi e trasfigurando l’esistenza.
Vieni Signore Gesù nel mio cuore, salì pure sulla mia fragile barca. Dammi il tuo amore che procura solo gioia al mio cuore. Fin da questo momento mi abbandono a te e ti ringrazio per ogni dono che mi fai, anche se in questo momento non sono capace di scorgerlo ma so che dietro le nubi il sole splende ancora.