giovedì 14 maggio 2009

Venerdì della V settimana di Pasqua

Un caro saluto a te che leggi quanto scrivo!


In questi giorni stiamo tornando spesso sullo stesso argomento col medesimo capitolo e qualche volta gli stessi versetti, quasi ad attualizzare la preghiera di colletta: Donaci, o Padre, di uniformare la nostra vita al mistero pasquale che celebriamo nella gioia, perché la potenza del Signore risorto ci protegga e ci salvi.
Torna per noi stringato e perentorio l'imperativo: "Amatevi gli uni gli altri" (vedi Gv 15, 12-17). Si direbbe che non c'è niente di più bello di più accattivante di questo comandamento. Vi è perfino la sintesi di "tutta la Legge e i Profeti". Amare! Niente di più facile, dunque!
Ma attenzione però! Quello che è chiamato il comandamento per eccellenza del cristiano acquista qui la più forte espressione. Gesù aveva già evidenziato che il comandamento dell'amare il prossimo come se stessi è simile al primo comandamento: quello dell'amare Dio. E' già molto amare il prossimo come se stessi. Ma qui Gesù va ben oltre. Ci chiede di amare come Lui ci ha amato. Il Cristo si presenta come l'esemplare dell'amore forte ed eroico, fino al vertice supremo (Gv 13,1.34) e come il fondamento di questo amore: è lui che lo rende possibile all'uomo. Difatti la particella "come" (kathòs) indica non solo un paragone, ma anche la base su cui poggia il comportamento del discepolo (Gv 6,57; 13,15).
L'amore di Dio si è manifestato nel dono del suo Figlio unigenito (Gv 3,16; 1Gv 4,9-10). Gesù ci ha amati dando la vita per ciascuno di noi. Ci ha amati a prezzo della sua morte e resurrezione. L'amore di Dio è sperimentabile e concreto. L'amore dei discepoli dev'essere altrettanto concreto e impegnativo. Solo se abbiamo il coraggio di entrare in quel "come", facciamo l'esperienza di essere "passati dalla morte alla vita perché amiamo i fratelli". I fratelli e le sorelle con cui sintonizziamo nelle idee e nel modo di sentire; ma anche i fratelli e le sorelle "diversi", "scomodi", facili ad attaccarci, a criticarci... Sì, bisogna fare i conti con questa realtà che affiora nel nostro quotidiano.
Nella nostra preghiera, chiediamo al Signore la guarigione del cuore perchè dilati in noi gli spazi dell'amore e di amare come ama Gesù.