sabato 27 giugno 2009

XIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

Un caro saluto a te che leggi quanto scrivo!


Anzitutto scusatemi questa mia assenza dovuta a varie cose, ma penso però che la Parola sia stata sempre presente nella Vostra vita.
Nel libro della Sapienza troviamo scritto: "Dio non gode per la rovina dei viventi, egli ha creato tutto per l’esistenza" (Sap 1,14). Queste parole ci introducono alla lettura del lungo brano evangelico di questa tredicesima domenica del tempo ordinario.
Il Vangelo raccoglie per noi un raduno di persone attorno a Gesù. In loro, come del resto in ciascuno di noi, possiamo notare le varie storie che queste persone portano sulle spalle, le loro situazioni di vita piene di difficoltà, piene di sofferenza e che di conseguenza presentano a Gesù.
Tra questi anche uno dei capi della sinagoga di Cafarnao, facendosi largo tra la folla, gli si avvicina e lo implora: "Mia figlia è ormai agli estremi, ma vieni, poni la tua mano su di lei, e vivrà".
Le sue parole non sono un lungo discorso ma una preghiera semplice e assieme drammatica. Gesù non pone tempo in mezzo e subito "va con lui".
Durante il tragitto accade il singolare episodio della guarigione dell’emorroissa. L’evangelista sembra sottolineare che la misericordia del Signore sovrabbonda; essa si riversa su tutti coloro che cercano di mettersi in contatto con Gesù. Il camminare del Signore tra gli uomini non è mai senza effetto.
Una cosa da notare nel Vangelo e in queste due guarigioni il numero dodici che qui si presenta in maniera simbolica. Infatti il numero 12 raccoglie varie immagini della Bibbia che qui non stiamo ad enumerare, ma sopratutto vuole dirci
che i nostri due miracoli non sono semplici gesti di misericordia, ma che nascondono una rivelazione: essendo giunto il tempo, l’umanità peccatrice (Gen 3,12) è liberata dai suoi mali. Gli uomini non possono fare nulla per lei, e lo riconoscono (v. 35), ma per Dio nulla è impossibile (Lc 1,37). Gesù non chiede che due cose: “Non temere, continua solo ad aver fede” (v. 36).
C’è per tutti noi, in qualsiasi situazione di vita, una speranza che nasce dalla Fede. Cristo ancora oggi a tutti noi ripete: «Non temere, soltanto abbi fede!», chiede di avere fede e di farci noi stessi portatori della speranza. E’ fondamentale per noi divenire uomini e donne della speranza; è fondamentale per noi andare oltre l’indifferenza del non saperci più ascoltare, del non saperci più toccare con sentimenti puri, di non saper e voler più ascoltare il fratello e la sorella disperati che il Signore ci ha affidato.
Come alla mia porta, anche alla porta del tuo cuore vi è una umanità che bussa, che aspetta la parola di vita che Cristo ci ha affidata!

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