giovedì 30 luglio 2009

31 luglio: Sant’Ignazio di Loyola

Un caro saluto a te che leggi quanto scrivo!


Celebriamo oggi la festa di un uomo di Dio che aveva la grazia di trovare Dio in tutto e la ricerca perseverante della volontà di Dio, nella luce di Cristo: Sant'Ignazio di Loyola.
Nel Vangelo odierno, vediamo Gesù che arriva a Nazareth, nella sua patria, e qui si mise ad insegnare ma il suo insegnamento è bombardato di domande incredule (vedi Mt 13,54-58). I Nazaretani chiedono da dove ha origine Gesù. Chi è Gesù? è la domanda di ieri ma anche di oggi. Una domanda che possiamo farci per capire chi è oggi gesù nella mia vita quotidiana. Gesù lo ammirano tutti, ma non lasciano che la sua parola giunga sino al loro cuore.
E' facile fare le cinque domande simili ancora oggi. Quanta incomprensione nei suoi riguardi, ma forse da capire visto che non vanno oltre il loro naso.
Il problema non è ammirare Gesù ma accoglierlo come maestro e Signore della propria vita.
Ancora una domanda: in gesù di Nazareth, chi vedi tu? I concittadini di Nazareth non vedono in lui il Figlio di Dio, colui che può salvarli. È la condizione nella quale possono cadere tutti coloro che pensano di conoscere già il Signore. Tra questi siamo in tanti. Magari in tanti a farne a meno, a non ascoltare più la parola di Gesù.
Quante tentazioni nel mare della quotidianità! Una tentazioni che da anni si sente e si pubblica è quella che ricade in questa pagina alle domande: "E i suoi fratelli, Giacomo, Giuseppe, Simone e Giuda? E le sue sorelle, non stanno tutte da noi?".
I nomi dei quattro fratelli di Gesù sono conservati dalla tradizione perché hanno avuto un ruolo nella prima Chiesa di Gerusalemme, soprattutto Giacomo, noto come il "fratello del Signore". La tradizione evangelica, riferita anche da Matteo, conosce il nome della madre di Giacomo e di suo fratello Giuseppe: Maria (Mt 27,56). Se questa Maria, moglie di Cleofa', è sorella di Maria, madre di Gesù, allora i due primi "fratelli" sono in realtà suoi cugini (cfr. Gv 19,25). Lo stesso si può ragionevolmente pensare anche degli altri due "fratelli" e delle "sorelle".
Tentazioni che come cristiani, come credenti diventiamo come quegli abitanti di Nazareth. E Gesù può ancora ripetere, amaramente: "Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria e in casa sua". Gesù si appella a un'altra immagine, quella del profeta contestato, rifiutato e perseguitato da quelli ai quali è inviato. Il proverbio popolare del v.57, citato da Gesù, diventa un annuncio del suo destino che si colloca nella storia degli inviati di Dio rifiutati e osteggiati dal popolo (cfr. Mt 5,11-12; 21,34-35; 23,29-32).
E triste è la conclusione dell'evangelista: "Non fece molti miracoli a causa della loro incredulità". Matteo non dice: Gesù non volle; ma: non fece miracoli perché non c'era fede. Senza la fede, anche Dio è come bloccato.
Il miracolo infatti è legato all'apertura e alla fiducia dell'uomo. Solo a chi ha adempiuto la condizione fondamentale di un udire volonteroso e aperto, viene aggiunto tutto il resto.
Preghiamo perché anche il nostro cuore si apra all'ascolto della Parola di Gesù e saperla vivere nella quotidianità.