lunedì 27 luglio 2009

Martedì della XVII settimana del Tempo Ordinario

Un caro saluto a te che leggi quanto scrivo!


Siamo nel capitolo 13 del Vangelo secondo Matteo, dove abbiamo il discorso di Gesù in parabole. Il brano odierno presenta i discepoli di Gesù che chiedono spiegazione della parabola della zizzania (vedi Mt 13,36-43).
Alcuni studiosi pensano che questa spiegazione che Gesù dà ai discepoli, non sia di Gesù, ma della comunità. Probabile che sia così, poiché una parabola, per sua natura, richiede il coinvolgimento e la partecipazione delle persone nella scoperta del significato. Così come la pianta è già dentro il seme, così certamente, la spiegazione della comunità è nella parabola. Ed è esattamente questo l'obiettivo che Gesù voleva e vuole raggiungere con la parabola. Il senso che noi oggi stiamo scoprendo nella parabola che Gesù ha raccontato duemila anni fa era già racchiuso nella storia che Gesù raccontò, come il fiore è già nel suo seme.
In questa parabola possiamo cogliere il nostro stare con Gesù. Oggi forse siamo presi da mille attrazioni e ci mettiamo a scegliere quello che più ci attira. Una volta non era così, si stava insieme. Anche all'epoca di Gesù e delle prime comunità cristiane si stava insieme per formarsi, per crescere insieme attorno alla Parola di Dio.
Per fare questo c'è bisogno di vivere un momento di intimità con Gesù come fecero i discepoli. Il momento intimo non è solo un momento per ascoltare, ma anche per chiedere e confidarsi. E' il momento della preghiera. Gesù è presente là dove si trovano due o tre riuniti nel suo nome. L'ascolto in comune della Parola di Dio ha un valore e una grazia tutta particolare, data appunto da questa presenza che Gesù ha assicurato.
La parola del Vangelo odierno cari amici, non è indirizzata solamente ai discepoli di Gesù, ma a tutti anche ai non credenti. Non ci sono campi separati, come in una divisione manichea, da una parte i buoni e dall'altra i cattivi. Il Regno di Dio è infatti una realtà che concerne tutti gli uomini, al di là del credo religioso e al di là di qualsivoglia differenziazione. La zizzania è presente sia in ogni parte del mondo che nel cuore di ogni credente, come anche nella stessa comunità dei discepoli. Il bene e il male abitano in ciascun popolo, in ciascuna cultura, in ciascun cuore, l'importante, anche qui, è saper attendere il tempo di Dio, in cui tutto il male e tutto il bene saranno svelati nella loro pienezza. Infatti, la parabola è un insegnamento sulla pazienza piena di umiltà e misericordia da praticare ogni giorno.
Tutti noi siamo grano e zizzania nello stesso tempo, un misto di bene e di lame, di luce e di tenebre, di carne e di spirito. Uno solo è stato solamente grano senza zizzania, cioè senza peccato: è quel chicco di grano che un giorno cadde in terra, morì e fu sepolto. Nell’Eucaristia quel chicco, divenuto pane, viene a noi per farci “frumento di Dio” .
Il Vangelo termina dicendo "chi ha orecchi ascolti!". Richiama non ad uno ascolto passivo della Parola ma attivo. I discepoli dopo che hanno ascoltato Gesù e lo hanno accettato nella loro vita, tutto è cambiato per loro. Ciò vuol dire che il brano si divide
in prima e dopo aver accettato Gesù. Chi lo accettato sa benissimo che non può rimanere passivi e in attesa di fronte al male e all’ingiustizia, ma di lottare con tutti i mezzi leciti per promuovere la giustizia e reprimere l’iniquità e la violenza.
Lasciamo sì che la vita sia piena di speranza.