domenica 22 novembre 2009

Lunedì della XXXIV settimana del Tempo Ordinario

Un caro saluto a te che leggi quanto scrivo!

Oggi il Vangelo presenta un grande insegnamento dolce e delicato e ci riempie di coraggio. Gesù, ancora nel tempio, ha appena messo in guardia dal comportamento degli scribi che vantano preghiere ma opprimono le vedove (vedi Lc 21,1-4). Certamente quella povera vedova non era orgogliosa della sua offerta e cercava piuttosto di nascondersi mentre la gettava nel tesoro del tempio: che cos'erano i suoi due spiccioli confrontati con le offerte dei ricchi? La vedova offre a Dio il necessario che ha per vivere, non il superfluo. Questa povera vedova ci dà la lezione fondamentale del vangelo: nelle due monete che getta nel tesoro del tempio rende a Dio ciò che è di Dio, cioè tutta la sua vita.
Penso che sia il caso di fermarci a riflettere. Nella nostra vita ordinaria abbiamo delle continue lamentele; spesso riscontrate in assurdità e continuiamo ad ammantarci di religiosità. La vedova ci da un preciso insegnamento di donazione continua, senza guardare gli ostacoli. Se con umiltà e amore mettiamo al servizio del Signore il poco che abbiamo, facciamo una cosa grande e siamo più vicini al Signore di quando eravamo in grado di fare con gioia cose apparentemente maggiori. La fede di questa donna, fede popolare, semplice, fede che si traduce nel gesto all'apparenza insignificante, è colto dal signore Gesù come il più bel dono al tesoro del Tempio. Donare è difficile, donare bene quasi impossibile. Questa donna è libera nella sua devozione e nella sua semplicità, non si ferma davanti all'uso che del denaro veniva fatto.
Oggi appena sentiamo parlare di contribuire economicamente, diventiamo tutti allergici al dono. Il Signore ci dice che vale, che vale più di quello che fanno gli altri con tanta energia e tante capacità, se con le nostre poche possibilità facciamo tutto quello che possiamo: a lui queste offerte piacciono molto.
Questa donna è immagine della Chiesa. La Chiesa è la comunità dei piccoli, dei poveri e dei disprezzati, i quali però sono grandi davanti a Dio perché donano tutto ciò che hanno con umiltà e semplicità e pongono la loro fiducia in lui. Nella Chiesa non contano i potenti o i sapienti, possono illudersi questi signori. La storia della Chiesa è fatta da gente umile che serve fino al dono totale di se.
Anche tu, io, voi, tutti dobbiamo dare dell'essenziale, di quanto abbiamo: tempo, sorriso, perdono, denaro (perché no, se è necessario) ma, tutto parte dal cuore perchè il Signore lo prenda e lo faccia lievitare fino a farlo trasfigurare.
Ringraziamo Gesù della luce che ci dà oggi e chiediamo per noi e per chi ci è caro questa generosità piena di umiltà e di carità divina.