giovedì 19 novembre 2009

Venerdì della XXXIII settimana del Tempo Ordinario

Un caro saluto a te che leggi quanto scrivo!


Ancora con le lacrime agli occhi (vedi vangelo di ieri), continua il viaggio di Gesù a Gerusalemme ed entra solennemente solennemente nel Tempio, quasi come a confermare chi è davvero: il Cristo, il Figlio di Dio (vedi Lc 19,45-48).
Ora, questo suo entrare nel cuore della città ne è una conferma perché Egli sa bene quello che lo attende, ma non fugge. Entrato nel Tempio, Gesù si sdegna, trovandolo profanato: ridotto ad un mercato, un luogo per sbrigare gli affari e non il luogo sacro di Dio. Egli accusa i capi del popolo di sviare il piano di Dio: il Tempio è costruito per pregare e lodare il Signore e non per trafficare merci o per complottare intrighi politici. Quindi scaccia via tutti quelli che vendono, citando contro di loro le parole di Isaia e di Geremia: "Il Tempio deve essere casa di preghiera per tutti i popoli" (Is 56,7); mentre "alcuni lo convertivano in spelonca di ladri" (Ger 7,11).
Con questa citazione Gesù riconferma che per Dio ciò che conta è la sincerità del cuore e che l'uomo ha bisogno di un luogo dove può incontrare Dio e comunicare con Lui. Tante volte siamo tentati dal potere, dal possesso, che ci tolgono la purezza del cuore, dove, secondo l'insegnamento di Gesù, sta il tempio, la casa di preghiera di ogni persona. Ecco perché Gesù se la prende con chi "mercanteggia" con le cose di Dio: con chi tratta Dio alla stregua di un assicuratore, facendo patti, chiedendo-offrendo.
Ci avviciniamo sempre più alla celebrazione di Cristo Re e ogni giorno la Parola del Signore non fa altro che invitarci ad avere un cuore semplice e ben disposto per accogliere la Parola. La parola di Dio, infatti, è veramente la gioia profonda del cuore, come preghiamo oggi nel salmo responsoriale: "Nelle tue parole, Signore, è la mia gioia... quanto sono dolci al mio palato le tue parole: più del miele alla mia bocca... apro anelante la bocca, perché desidero i tuoi comandamenti". Ma non dimentichiamo che la Parola provoca tensioni, opposizioni, sia attorno a noi che dentro di noi: è come una spada a doppio taglio, penetrante fino all'interno delle ossa e quindi produce amarezza profonda, perché c'è una parte di noi che non vuole riceverla. E un'amarezza necessaria, che ci fa conoscere la verità di noi stessi e ci guida alla purificazione di quanto in noi è in dissonanza con la parola.
Compito della riflessione e della preghiera personale e/o comunitaria sarà allora di visitare la nostra anima, la parte più intima del nostro essere per scoprire qual è il nostro rapporto con Dio.
Chiediamo al Signore il coraggio ad attraversare la tappa dolorosa con pazienza, con perseveranza, con vera speranza. Così la parola divina sarà in noi una gioia che nessuno potrà mai toglierci e che da noi irradierà sugli altri, per la gioia di tutti quelli che avvicineremo.

Signore Gesù, donami una vita interiore profonda, fa' che io sia nella Chiesa un piccolo fuoco che arde di zelo per te e per il tuo regno.