venerdì 4 dicembre 2009

Sabato della I settimana di Avvento

Un caro saluto a te che leggi quanto scrivo!




La liturgia di oggi è intessuta di parole di consolazione (vedi vangelo del giorno). Nello sguardo di Gesù, noi leggiamo la sua compassione per le folle, per noi e condivide il nostro travaglio, le nostre pene, ci vede stanchi e sfiniti.
Mancano i pastori e il gregge è disperso (purtroppo ancora oggi succede...), vaga senza mèta, senza trovare pascolo. Gesù si comporta come il Servo di Isaia, il cui messaggio centrale consiste in “consolare la gente” (cf. Is 40,1).
In questa situazione di miseria Dio si china sulle miserie umane per soccorrere e prospettare un futuro di gioiosa ripresa.Gesù accoglie le persone come sono davanti a lui: malate, sfinite, stanche. L’atteggiamento di Gesù verso la gente era come l’atteggiamento del Servo, la cui missione era così definita: “Non griderà, né alzerà il tono, non farà udire in piazza la sua voce, non spezzerà la canna incrinata, non spegnerà uno stoppino dalla fiamma smorta” (Is 42,2-3).
Oggi come ieri, Gesù prova compassionee lascia a noi la consegna di prendercene cura. Cosa possiamo fare? - ci verrebbe da dire con sgomento - Lui è Dio, ma noi…? Quante volte è cascato questo interrogativo anche quando parliamo dei nostri santi: ma lui (ma lei) è un santo (una santa). Si tratta di prendere più sul serio la parola del Vangelo: "Diede loro potere".
Ma, ci abbiamo mai pensato? Abbiamo potere! Non quello di compiere ordinariamente gesti clamorosi, miracoli che lasciano "a bocca aperta". Ma quello di vivere e offrire l'amore fraterno che restituisce all'altro la dignità di persona; ne cura le ferite più profonde, quelle dell'animo, versandovi l'olio della comprensione e dell'affetto; ne apre gli occhi mostrandogli gli orizzonti che Gesù ci ha spalancato dinanzi; ne apre l'orecchio perché possa tornare ad ascoltare la sua Parola che è vita…È a noi cristiani di oggi che Gesù riconsegna questo mandato. Abbiamo il compito di restituire, anche a questo periodo di Avvento, il suo significato autentico di un'attesa che non verrà smentita, perché Cristo è già in mezzo a noi con la sua compassione che soccorre e redime.
Lasciamoci interpellare dalla Parola di Dio perché anche noi possiamo essere portatori di un messaggio di gioia e di salvezza.
Preghiamo così: Rendimi, Signore, testimone credibile della salvezza che tu continui ad offrire all'uomo. Aiutami a vincere la ritrosia che mi porterebbe a sottacere la verità per non andare contro corrente.




Oggi il calendario carmelitano riporta la memoria del beato Bartolomeo Fanti