martedì 12 gennaio 2010

Mercoledì della I settimana del Tempo Ordinario

Un caro saluto a te che leggi quanto scrivo!


Nel vangelo di oggi, Gesù si reca in casa di Simone e Andrea e qui guarisce la suocera di Simone, a letto con la febbre. Con il calare della sera, molti altri malati e indemoniati gli vengono condotti ed egli li guarisce (vedi Mc 1,29-39).
La guarigione della suocera di Pietro ci presenta il miracolo del servizio. Può sembrare un miracolo insignificante. Ma i miracoli non sono spettacoli di potenza, ma segni della misericordia di Dio. In questo racconto la piccolezza del segno è tutta a vantaggio della grandezza del significato. Un miracolo più straordinario avrebbe attirato la nostra attenzione a scapito di ciò di cui è segno.
I miracoli di Gesù non sono spettacoli di potenza. Sono invece dei segni che rivelano da una parte la sua misericordia e dall'altra ciò che vuol compiere in noi per farci uomini nuovi, a sua immagine.
Il miracolo che Gesù è venuto a compiere in terra è la capacità di amare, cioè di servire. Chi ama serve, serve gratuitamente, serve continuamente, serve tutti indistintamente. Il servizio è la guarigione dalla febbre mortale dell'uomo: l'egoismo, che lo uccide come immagine di Dio che è amore. L'egoismo si esprime nel servirsi degli altri, che porta all'asservimento reciproco; l'amore si realizza nel servire, che porta alla libertà dell'altro. Solo nel servizio reciproco saremo tutti finalmente liberi: "Portate i pesi gli uni degli altri, così adempirete la legge di Cristo" (Gal 6,3).
La guarigione della suocera di Simone non rimane un caso isolato: giunta la sera, terminato il giorno di Sabato, tutti i malati e gli indemoniati vengono portati a Gesù, tutta la città di Cafarnao si trova alla porta della casa di Simone e il Signore guarisce e scaccia i demoni. Tutti lo cercano, tutti desiderano godere della sua presenza, eppure Gesù, al mattino presto, quando ancora è buio, va in un luogo solitario per pregare.
L'evangelista narra una giornata tipo di Gesù. Inizia con la preghiera, ossia con l'incontro con il Padre in un luogo appartato, intimo, lontano dalla folla e dalla confusione. Per Gesù, la preghiera non è solo l'inizio temporale della giornata, ne è il fondamento.
La preghiera, è quel momento in cui stacchiamo dal ritmo della nostra vita e ci mettiamo davanti a Dio, per portare a Lui la nostra giornata, il nostro peso, e poi accogliere nel silenzio profondo del nostro cuore, la sua risposta.
Quanta poca contemplazione nella nostra società! Quanta poca attenzione all'essere profondo di ciascuno di noi! Come possiamo pretendere di incontrare la felicità se, imperterriti, navighiamo nella superficialità dei nostri impegni senza tuffarci nelle profondità del Mistero che ci abita.
Qualcuno potrebbe dire: non ho scelto una vita dedita alla preghiera. E' vero, come è vera qualsiasi scusa che può nascere. ma è altrettanto vero che non siamo abituati a stare con Dio e tutto ci fa strano. Però nessuna scusa è sufficiente a farci perdere la serenità dell'incontro con Dio.
E' il caso allora di ripetere insieme ai discepoli: "Signore, insegnaci a pregare"! (Lc 11,1).