venerdì 15 gennaio 2010

Sabato della I settimana del Tempo Ordinario

Un caro saluto a te che leggi quanto scrivo!


Nel Vangelo odierno Marco presenta Gesù che, raggiunto dalla folla lungo il mare, si sofferma con essa e l'ammaestra. In questo contesto di insegnamento è collocata la chiamata di Levi, il figlio di Alfeo (vedi Mc 2,13-17).
Le prime parole di questo brano ci mostrano Gesù che cammina sulle rive del lago o del mare. Il camminare di Gesù mostrato dall'evangelista è il suo camminare nelle rive della nostra esistenza dove ogni giorno si incontra con le nostre malattie, con le nostre infermità.
Mentre cammina incontra Levi, un gabelliere, seduto al banco delle imposte. Gesù, appena lo vede, lo chiama. Ed anche lui, lasciato tutto, lo segue, subito. Talmente inatteso è l'arrivo di Gesù, talmente inaudito, che non riesce a capacitarsene. Eppure proprio lui viene chiamato, lui il peccatore, lui l'evitato, lui il temuto.
Ma la scena apre il cuore di Levi al cuore di Gesù un cuore sempre aperto. La domanda o le domande di fondo sono: Avete l'impressione di non essere degni? Di non essere capaci? A Dio non importa. Dio non ci ama perché siamo buoni ma amandoci ci rende buoni. Di che abbiamo paura? Di essere malati dentro? Guai se ci sentissimo a posto: non avremmo nel cuore quell'arsura che ci permette di essere continuamente alla ricerca di Dio. L'ostacolo del nostro peccato, della nostra fragilità è nulla rispetto alla straordinaria bontà di Dio. Ecco perché Levi (Matteo) apre il suo cuore gettando tutto alle sue spalle: ora ci sta Dio!
S. Teresa del Bambino Gesù diceva: "E' per la sua misericordia preveniente, che il buon Dio ha voluto preservare la mia anima dal peccato mortale. Ciò nonostante accetto di mangiare alla tavola alla quale mangiano i peccatori. Così posso dire a nome dei miei fratelli: Abbi pietà di noi, Signore, perché siamo poveri peccatori! O Signore, rimandaci giustificati!".
E' il cammino della riconciliazione. La chiesa, amici, è la comunità di quelli che, come Levi, hanno incontrato lo sguardo traboccante di tenerezza del Cristo e si sono lasciati riconciliare. Guai pensare la Chiesa una comunità di perfetti, di quelli che non sbagliano, come alle volte alcuni (specie non credenti) vorrebbero. Non c'è nulla di più alieno al cristianesimo di una asettica perfezione.
No! La chiesa è un popolo di perdonati, non di giusti! E perciò, proprio perché perdonati, la chiesa accoglie chi, nel suo cuore, riconosce di essere amato e perdonato e perciò fa festa. Questo perché "La gioia è assai contagiosa. Cercate, perciò, di essere sempre traboccanti di gioia dovunque andiate" (Madre Teresa di Calcutta).