venerdì 22 gennaio 2010

Sabato della II settimana del Tempo Ordinario

Un caro saluto a te che leggi quanto scrivo!


Il Vangelo che sentiremo proclamare è molto breve. Però nella sua brevità è incisivo, dinamico. Per noi si presenta come i due piatti della bilancia: quello di Cristo e quello dei suoi parenti. Inoltre, abbiamo Gesù inseguito dalla folla che vuol vederlo, sentirlo, toccarlo. E’ tutta un’umanità bisognosa che lo cerca e a cui Egli si dona senza riserve, al punto da non avere per sé neppure il tempo per nutrirsi (vedi Mc 3,20-21).
In questo breve episodio, di ieri ma attuale oggi, mi fa pensare tutte quelle volte che la folla cerca nel religioso, nel sacerdote la persona a sua misura secondo il suo modo di pensare, preoccuparsi come i parenti del vangelo. E invece no!
La differenza è che i parenti rimangono tali, ma non saranno mai parenti spirituali, popolo di Dio che cresce nell'ascolto della Parola. Mentre la folla, a differenza dei parenti carnali, è chiamata a diventare progressivamente popolo di Dio nell'ascolto di Gesù Parola incarnata del Padre.
Ma possiamo concludere che Gesù è veramente un folle così come i parenti l'hanno descritto, ma folle d'amore. S. Paolo non a caso parla della "follia della croce" e l'autore della lettera agli Ebrei dice che Cristo "con uno spirito eterno offrì se stesso senza macchia a Dio". Infatti Gesù "non entrò nel santuario col sangue di capri e di agnelli, ma con il proprio sangue". Sì, Gesù – fuori di sé, c'insegna a uscire dal nostro ego, correndo le strade di quella follia che, essendo dettata dall'amore, "è più sapiente della ragionevole sapienza degli uomini", intenti solo a cercare il proprio tornaconto.
Ancora oggi, se qualcuno ha compassione davvero per i poveri viene richiamato alla moderazione, o viene esortato a pensare anche a se stesso. E non di rado riceve anche l'accusa di "buonista".
È una vicenda che Gesù ha conosciuto direttamente. Ma sappiamo che fin dall'inizio aveva risposto ai genitori che lo cercavano: "Non sapevate che debbo occuparmi delle cose del Padre mio?". Eppure ancora oggi noi, parenti odierni arriviamo a dire che Gesù è "fuori di sé", che è pazzo, e cerchiamo di prenderlo per riportarlo alla normalità, alla piattezza dell'indifferenza. Anche nella preghiera, c'è la tentazione costante di comportarci così chiedendo a Dio di fare la nostra volontà invece della sua. E naturalmente sempre a fin di bene!
Oggi, nello spazio di preghiera, chiediamo a Gesù qualcosa di diverso e non la solita preghiera. Chiediamo che ci faccia conoscere i suoi pensieri attraverso la lettura assidua delle Scritture e abbandoniamoci, con Lui, alla volontà del Padre.