giovedì 28 gennaio 2010

Venerdì della III settimana del Tempo Ordinario

Un caro saluto a te che leggi quanto scrivo!


Il vangelo che ogni giorno ascoltiamo è sempre nuovo, aperto e innovativo. Qualche volta può succedere che non capiamo, allora Gesù stesso ci viene incontro cercando nella vita e negli avvenimenti, elementi ed immagini che possano aiutarci a percepire e sperimentare la presenza del Regno (vedi Mc 4,26-34).
Nel brano di oggi, si tratta di due parabole tratte da un contesto agricolo. Da una parte c'è quella del seme, che ci mostra come la crescita del seme non dipenda dalla volontà dell'agricoltore, ma avvenga autonomamente. Dall'altra, la parabola del granello di senape ci porta a considerare la sproporzione tra la grandezza del seme e quella dell'albero nel quale esso si trasforma.
Nel vangelo notiamo che il Regno viene raffigurato da un seme consegnato alla terra per le mani dell'uomo.
Il seme... all'apparenza insignificante, piccolo... ma grande in quanto si consegna fiduciosamente senza affannarsi, senza tormentarsi, senza fasciarsi la testa prima di rompersela.
Il paragone del seme, non vuole indicare a noi una piccola meta da raggiungere. Nel vangelo essere piccoli non significa essere ingenui nella fede; non significa non crescere nella fede; non significa rimanere legati alla propria realtà terrena. Questa "piccolezza" provocante di Dio significa diventare "bambini del Regno", cioè sobria semplicità d'essere, serena e pacificata mitezza, libertà dall'inquieta bramosia d'avere tutto e subito, ponendosi in alternativa al fascino menzognero della gloria, all'egemonia di potere, alla smania di apparire.
A questa "piccolezza" siamo chiamati anche noi per contribuire alla crescita del Regno di Dio dentro la storia, liberi da tutto ciò che è preoccupazione e affanno della vita.
L'impegno per la migliore riuscita è positività dentro la rettitudine del tuo agire, mettendo a profitto tutti i talenti che Dio ti ha dato. E guai ai neghittosi! Ma poi l'atteggiamento di fondo è la fiducia. È Dio che fa il bene, servendosi anche di te.
Guardiamo con coraggio a questo nostro mondo e imedesimiamoci in esso. Lasciamo stare cosa abbiamo studiato per renderlo migliore, ma orientiamo noi e il mondo a Dio e lasciamo che Lui orienti noi.
Preghiamo così: Signore, rinnovami nello stupore del mistero che è nel tuo stesso essere mistero d'amore! E liberami dall'affanno.