giovedì 4 febbraio 2010

Venerdì 5 Febbraio Sant'Agata

Un caro saluto a te che leggi quanto scrivo!


Celebriamo oggi la festa di Sant'Agata e il vangelo odierno ci richiama alla testimonianza cristiana.
Da sempre la testimonianza cristiana è un segno di scandalo per le tenebre. Dove c'è il male e c'è un vangelo predicato con energia nascono conflitti (vedi Mc 6,14-29).
Questo brano del vangelo ci dà la versione "religiosa" della morte del Battista. Flavio Giuseppe ci dà quella "politica". Leggiamo in Antichità giudaiche 18,119: "Erode, temendo che egli con la sua grande influenza potesse spingere i sudditi alla ribellione (sembrando in effetti disposti a fare qualsiasi cosa che egli suggerisse loro), pensò che era meglio toglierlo di mezzo prima che sorgesse qualche complicazione per causa sua, anziché rischiare di non potere poi affrontare la situazione. E così, per questo sospetto di Erode, egli fu fatto prigioniero, inviato nella fortezza di Macheronte e qui decapitato".
Però Marco non pone il martirio di Giovanni per esigenze di ordine storico, ma per una intenzione teologica. Collocato tra l'invio in missione dei discepoli e il loro ritorno, l'episodio acquista un significato preciso: è un segno premonitore dell'opposizione del mondo a Gesù (e ai suoi seguaci) e della loro sorte: il martirio (sia per Gesù che per gli apostoli).
Il brano ascoltato ci dice anzitutto perchè non riconosciamo, come Erode, la Parola. di Dio. Erode non può intendere la Parola, perché ha spento la voce che la proclama. Anche noi: quante volte spegniamo la verità, in particolare quando ci disturba, quando non segue i nostri schemi?
Uccidere il battista, uccidere la verità è la consumazione del peccato. C'è una continua conversione a se stessi, alla propria parola e si preferisce far tacere la Parola per eccellenza, la voce della verità... e si spegne la stessa possibilità di conversione.
Quando i profeti mettono il dito sulla piaga e arrivano al nocciolo della questione, vengono tolti di mezzo senza scrupoli.
La testa di Giovanni Battista su un vassoio, nel pieno svolgimento di un banchetto, può sembrare una "portata" insolita. Pensiamo bene però e scopriremo che un "piatto così raro" ci ricorda tante altre decapitazioni durante pranzi, cene...!
Prepariamoci alla lotta, allora, e interroghiamoci sul tipo di testimonianza che diamo, sul tipo di cristianesimo che viviamo.
Gli ingredienti del banchetto di Erode sono ricchezza, potere, orgoglio, falso punto d'onore, lussuria, intrigo, rancore e ingiustizia e, infine, il macabro piatto di una testa mozzata. La storia mondana non è altro che una variazione, monotona fino alla nausea, di queste vivande ricolme di veleno.
Il banchetto di Gesù invece ha la semplice fragranza del pane, dell'amore che si dona e germina in condivisione e fraternità.
E quale è il mio, il tuo, banchetto?