sabato 6 marzo 2010

III DOMENICA DI QUARESIMA (ANNO C)

Un caro saluto a te che leggi quanto scrivo!


Il vangelo di questa domenica ci chiama alla conversione. In effetti, ogni giorno dell'anno ci chiama a conversione ma in questa domenica, III di quaresima, si accentua questa chiamata.
Ma quale senso diamo alla vita e ai suoi valori? Vi è un termine, "superficialità", che già risponde sul modo di dare senso a quello che si fà, ossia trascurare le radici. Facile sentirsi dire: "Che male c'è? Lo fanno tutti" e di conseguenza non si cerca più di dare senso e trovare la vera ragione in ciò che operiamo. Senza contare che troppe volte siamo portati a fermarci a quanto vediamo, senza andare alle radici della verità.
Convertirsi vuol dire cambiare direzione (shub in ebraico indica proprio un cambio radicale di rotta): tu stai andando in una direzione, ti accorgi che è sbagliata e cambi strada.
Molti dei nostri comportamenti ci portano a morire dentro, alla superficialità ad allontanarci sempre di più dal nostro cuore e da noi stessi. Il fatto è che non ce ne accorgiamo. Quando poi succede e tutto sembra ritorcersi contro di noi diciamo: "Ma com'è stato possibile? Ma perché mi è successo questo?".
Ci succede per un motivo ben preciso, è che tu non l'abbiamo visto o non
l'abbiamo voluto vedere. Finché siamo in tempo, convertiamoci, svegliamoci, accorgiamoci, perché verrà un giorno in cui sarà troppo tardi.
Nel vangelo oggi Gesù ci manifesta la pazienza di Dio: il Signore non ci abbandona. Non abbandona neppure chi sembra ignorare o comunque non prende sul serio la chiamata alla fedeltà; il ministero di Gesù è una ulteriore e più comprensibile opera di cura verso i figli di Dio.
Il Signore ci aspetta, noi procediamo pure con calma, tuttavia procediamo! Lasciamoci cioè riconciliare con Dio per tornare a lui e per rispondere ad ogni nostra vocazione, per percorrere i sentieri di vita che lui stesso ha impostato per noi.

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