venerdì 12 marzo 2010

Sabato della III settimana di Quaresima

Un caro saluto a te che leggi quanto scrivo!


Il vangelo di questo sabato ci prepara ad accogliere nel cuore e nella vita il Vangelo che ascolteremo domenica. Intatti la parabola riportata dall'evangelista Luca (vedi Lc 18,9-14) ci racconta un brano evangelico pungente, che scuote fortemente e totalmente la vita cristiana e religiosa.
Nel Vangelo, Gesù chiede una fede radicale, con un indirizzo chiaro: per entrare nel Regno di Dio, dovete tornare come bambini (cfr. Lc 18,15-17). Quanto ci propone Gesù sembra voler specificare l'importanza della qualità della nostra preghiera. Una preghiera che deve essere insistente, perseverante (Lc 18,1-8), ma soprattutto sincera nelle parole come nell'intenzione, condizione necessaria, questa, per vincere il male che ha come radice profonda la divisione. Oltre la perseveranza e la fiducia "quando ci si rivolge a Dio" è necessaria l'umiltà.
Se la preghiera non è umile, è una separazione diabolica dal Padre e dai fratelli. E' lo stravolgimento massimo: in essa si usa Dio per cercare il proprio io. E' il peccato allo stato puro.
La preghiera del pubblicano è quella dell'umile: penetra le nubi (cfr. Sir 35,17). E' simile a quella dei lebbrosi e del cieco (cfr. Lc 17,13; 18,38); è la preghiera che purifica e illumina. E' una supplica con due poli: la misericordia di Dio e la miseria dell'uomo. L'umiltà è l'unica realtà capace di attirare Dio: fa di noi dei vasi vuoti che possono essere riempiti da Dio.
Mentre nel fariseo c'è tutto l'opposto: accusa gli altri di essere rapaci proprio mentre lui sta cercando di appropriarsi della gloria di Dio. Accusa gli altri di essere ingiusti, ossia di non fare la volontà di Dio, mentre lui trasgredisce il più grande dei comandamenti: l'amore per Dio e per il prossimo. Accusa gli altri di essere adulteri mentre lui si prostituisce all'idolo del proprio io, invece di amare Dio.
La religiosità che egli vive è solo esteriore; dentro c'è presunzione, ma anche molta grettezza, cattiveria, arroganza che lo spinge a giudicare con disprezzo il fratello peccatore che ha preso posto in lontananza.
Con questa celebrazione liturgica si conclude la terza settimana di Quaresima, con un insegnamento sulla conversione e sulla penitenza; per giungere santamente a Pasqua occorre un cuore rinnovato.
Guardiamoci dentro per vedere a chi somigliano nella vita e preghiamo. Colpisci, Signore, distruggi in me ogni presunzione farisaica, ogni ricerca delle apparenze. Fammi vivere del tuo Amore, o Crocifisso per Amore! Perché conoscendoti sempre di più, io concretamente sia "servo" per amore di quanti mi vivono accanto.