giovedì 15 aprile 2010

Venerdì della II settimana di Pasqua

Un caro saluto a te che leggi quanto scrivo!


Gesù attira sempre l'attenzione della folla che sempre ha voglia di ascoltare Gesù dimenticando i proprio bisogni. Gesù se ne rende conto e chiede a Filippo di provvedere per il cibo (vedi Gv 6,1-15).
L'evangelista sottolinea per noi: "Gesù vide una gran folla". Lo sguardo di Gesù si posa su una folla in difficoltà. E' lo sguardo di Dio richiamato dall'Esodo nel noto episodio della vocazione di Mosè. Dio vede, decide di intervenire e manda. E' un vedere quello di Dio che non si riduce mai a un atto passivo.
Gesù vede il disagio di una folla. Nelle sue parole l'intento di intervenire, ma ancora una volta coinvolgendo l'uomo. Il miracolo della moltiplicazione dei pani ci introduce al grande discorso sul pane della vita, anticipandone i temi principali. Il racconto è importante perché tutti gli evangelisti lo riportano e lo mettono al centro dell'attività pubblica di Gesù.
Filippo è direttamente interpellato. Con le parole di Gesù a Filippo: "Dove possiamo comprare il pane perché costoro abbiano da mangiare?", l'Evangelista sembra ispirarsi alle parole che Mosè rivolse al Signore: "Da dove prenderei la carne da dare a tutto questo popolo?" (Nm 11,13).
Per Gesù, il popolo che lo segue e che viene a lui è un'invocazione a mostrarsi come il "pane" che placa ogni fame. L'uomo ha la vita, ma non è la vita. La sua vita non è sua: viene da un altro e si mantiene con altro da sé, con il pane. Non si tratta, però, di un pane che si compra e che si vende, ma di un "pane" che si riceve nella fede.
La domanda con cui Gesù mette alla prova Filippo e la successiva gratuita distribuzione dei pani e dei pesci spingono a pensare alla priorità dell'azione divina, al dono della vita da parte del Figlio che ha in sé, come dono, la vita del Padre.
Anche oggi a noi si ripete la domanda che Gesù ha fatto a Filippo. C'è una chiamata ad essere dono per l'altro, ad essere pane per l'altro, ad essere vita per l'altro.
Sant'Ireneo ci insegna che occorre dare "la propria carne per la vita del mondo e farsi mangiare, frantumare" come Gesù, uscendo fuori dal nido di una vita comoda, giocata in difesa, nel bozzolo delle proprie categorie mentali e culturali, aliena da rischi e confronti.