lunedì 3 maggio 2010

Martedì della V settimana di Pasqua

Un caro saluto a te che leggi quanto scrivo!


Siamo alla conclusione del primo discorso d’addio del vangelo di Giovanni. Gesù annuncia il suo commiato, riassume il senso della sua missione e prepara i discepoli all’impegno che li attende.
Presentando la sua morte e risurrezione come un “viaggio”, Gesù anticipa che non sarà più in modo fisico presente tra i suoi. Questo “viaggio” è necessario per compiere il disegno del Padre: introdurre l’umanità nella famiglia di Dio, nella vita trinitaria. Inoltre è un duplice ritorno: ritorno al Padre, da dove era venuto per incarnare il progetto del suo amore; ritorno tra i suoi, anzi “nei” suoi, in una presenza nuova che è quella dello Spirito.
Nel momento del commiato, Gesù fa ai suoi discepoli il dono della pace e rivolge l'invito alla gioia, al rallegramento, perché egli ritorna al Padre (vedi Gv 14,27-31).
Il distacco Gesù lo presenta provvisorio: “poi vado e tornerò a voi”. La pace di cui fa dono, Cristo l'ha conquistata con il dono della sua vita, proprio tornando al Padre, nella passione e nella morte. Quella passione e morte che sembravano essere il distacco irrevocabile di Gesù dai suoi, sono invece la condizione per una presenza nuova ed efficace, che comunica la pace di Cristo; non come la dà il mondo: anche il mondo dà la pace, ma la dà semplicemente come un saluto o un desiderio o un augurio; il mondo non è capace di comunicarlo come dono di Dio agli uomini, come un fondamento gratuito di una esistenza nuova. Gesù si ferma in mezzo ai discepoli e trasmette a loro questo dono: “Pace a voi!”. In quanto dono non è imposta. Mentre il mondo la impone anche con la forza, una pace armata, una tregua tra conflitti, forse la massima pace che il mondo può offrire è la morte. La pace invece si offre. Essa è il primo frutto di quel comandamento sempre nuovo che la germina e la custodisce: Vi do un comandamento nuovo: amatevi l’un l’altro (Gv 13,34). Ne consegue poi che dobbiamo vivere questa pace-riconciliazione anche tra uomini e donne; dobbiamo perdonarci, amarci, accompagnarci lungo la strada, perché siamo tutti fratelli e sorelle in Gesù che ci ha dato il dono della ‘sua pace'.
La pace è in qualche modo legata alla venuta del Consolatore, alla “consolazione” dell’uomo. Ed è la fine di ogni paura, la fine di ogni tentennamento, la fine di ogni illusione di pace effimera, la fine della morte, la pacata certezza che la nostra fragilità e la nostra solitudine possono essere riscattate, che finalmente potremo vedere con chiarezza fin nel profondo del nostro cuore.
Invochiamo lo Spirito Santo perchè anche noi possiamo offrire la pace di Gesù Cristo!Vieni Spirito Santo, riempimi di amore senza pregiudizi, per ogni fratello e sorella. Dammi il coraggio di seminare la pace là dove c'è la discordia. Amen!