sabato 24 luglio 2010

XVII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO C)

Un caro saluto a te che leggi quanto scrivo!


Il vangelo della XVII Domenica del Tempo Ordinario comincia con queste parole: "Un giorno Gesù si trovava in un luogo a pregare e quando ebbe finito uno dei discepoli gli disse: Signore, insegnaci a pregare, come anche Giovanni ha insegnato ai suoi discepoli". Ed egli disse loro: Quando pregate, dite: Padre, sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno".
L'evangelista Luca, amante della preghiera, in questa domenica non fa altro che farci sostare un po di più in preghiera facendoci assoporare il suo vero valore.
A differenza dell'evangelista Matteo, Luca da un versione sua del Padre nostro. Che significa? Il fatto che ci siano due versioni del Padre Nostro ci fa capire che Gesù non ha dato una preghiera fissa, rigida, con parole precise (come facevano tutti i rabbini del tempo) ma piuttosto una traccia, alcuni punti su cui orientarsi, una strada che poi ognuno percorre con la sua modalità.
Nelle parole: «Chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto...» troviamo la sintesi della Parola di Dio per oggi, per noi. Cercare, trovare, bussare, pregare... La preghiera non è cara solo a Luca ma anche a tutti gli uomini religiosi, a tutti gli uomini e donne di ogni tempo, di ogni cultura, di ogni religione.
È una caratteristica dell'uomo, la preghiera. Solo l'uomo è un essere che prega. E tutti pregano, anche chi si dice ateo.
Però nel vangelo odierno abbiamo la caratteristica della preghiera cristiana. Il cristiano deve pregare guardando Gesù che prega, partendo dalla sua preghiera... E' proprio questo che chiedono gli Apostoli a Gesù: «Signore, insegnaci a pregare...». Imparare a pregare, perché qualcuno può non saper pregare. Può non accorgersi che prega. E Gesù insegna a pregare. Ma non è il semplice fatto di imparare la preghiera del Padre nostro, ma entrare dentro il mistero di quella preghiera, passeggiando col Padre in atteggiamento amoroso, fiducioso.
È dunque, con un atteggiamento semplice e di sconfinata fiducia, che l'uomo deve rivolgersi al suo Dio, innanzitutto, per lodarlo e adorarlo, come è detto nelle parole: «sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno...»; e, solo successivamente, si presentano a Lui le necessità inderogabili, della vita di ogni giorno, come il bisogno di nutrimento, "dacci oggi il pane quotidiano..."; o di ordine morale, come il perdono: "perdona i nostri debiti, perché anche noi perdoniamo.."; infine, l'uomo supplica Dio, perché non lo lasci solo nei momenti della prova:" non ci indurci in tentazione".
Questo ci aiuta a fermarci e riflettere sulla nostra preghiera. A chiederci: qual è allora la mia preghiera, com'è la mia preghiera, come prego, cosa dico, che cosa chiedo, per che cosa ringrazio il Signore.
Non smettiamo mai di chiedere al Signore, chiedere con le parole degli Apostoli: «Signore, insegnaci a pregare...» e lui, nella sua benevolenza, senz'altro esaudirà la nostra voce.

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